Scrp serve ai piccoli comuni? Per rispondere alla domanda è necessario analizzare alcuni parametri senza pregiudizi ideologici o di altra natura. Parametri legati alle funzioni svolte dalla società in rapporto alle esigenze dei soci, cioè dei comuni. Qui ne vengono presi in esame tre, ma sono di più.
Punto uno. Cosa fa Scrp? Attualmente è impegnata a concludere i seguenti interventi: gara servizio di gestione igiene ambientale, gara realizzazione e gestione varchi elettronici, gara progetto fattibilità tecnico-economica efficientamento pubblica illuminazione di 20 comuni cremaschi, gara progetto esecutivo scuola Dovera, gara selezione professionista per validazione progetto esecutivo Dovera, gara per la gestione Centro Polifunzionale Crema, gara per la realizzazione della Pista Atletica di Crema, gara gestione pubblica illuminazione Crema, gara gestione sanzioni Crema, gara lavori Crema 2020.
I soci di Scrp sono 53. Su dieci gare, cinque sono per Crema. Due per Dovera. Una per 20 soci e un’altra per 39. Poi c’è la gara per l’igiene ambientale che è una storia a sé. Alcuni comuni non partecipano né alla gara dell’illuminazione, né a quella dei varchi. Si evince che Scrp lavora in maniera massiccia per Crema. Scrp serve alla città, non ai piccoli comuni.
Un discorso a parte riguarda l’affidamento a Scrp della gestione del bando di igiene ambientale. Le traversie che hanno caratterizzato questa gara sono note. Inutile ripeterle. Dopo tre anni l’iter non è ancora concluso. Il comune di Trescore, che ha scelto il fai da te, ha già assegnato il servizio. Anche Palazzo Pignano ha optato per l’autonomia e procede spedito. Dimostrazione che anche i piccoli comuni possono cavarsela egregiamente da soli con almeno un vantaggio: la conoscenza delle spese per la procedura, al contrario di quanto accade con Scrp. A tutt’oggi, infatti, nessun socio sa quanto sia costata alla società l’operazione rifiuti e nessuno ne conosce il costo finale.
Punto due. Crema egemone. La città detiene il 25,68 % di azioni di Scrp, la quota maggiore tra gli azionisti. Poiché si tratta di una società per azioni, il peso del voto in assemblea è proporzionale alle azioni in portafoglio. Di fatto, Crema può esercitare il diritto di veto e d’imposizione. E’ successo giustappunto sulla gara rifiuti dove ha voluto tra i servizi essenziali la pulizia dei mercati, decisione inutilmente avversata da parecchi piccoli comuni che non necessitano di questo servizio.
Punto tre. I 4 moschettieri. Offanengo, Pandino, Castelleone, si sono sempre schierate con Crema. I quattro moschettieri insieme detengono il 44,59% delle azioni. Basta un patto tra questi quattro soci e non ce n’è per nessuno. Significa che Scrp è condizionata da un oligarchia che esclude i piccoli comuni. Un esempio. Si faccia l’ipotesi che una quarantina di piccoli azionisti decidessero di sollecitare uno specifico intervento a Scrp e che la richiesta non fosse condivisa dai quattro moschettieri, ebbene la proposta verrebbe bocciata. D’accordo, tutto perfettamente regolare, ma perché i piccoli comuni dovrebbero rimanere in Scrp? Come si dice? Buoni sì, fessi no. Il sindaco di Crema ha definito pecoroni un buon numero di colleghi estranei alla corte degli oligarchi, ma anche i pecoroni a furia di prendere randellate sui denti si svegliano.
Punto quattro. La provincia. La Provincia detiene il 4% delle azioni di Scrp. Quasi mai partecipa alle assemblee. Senza scandalo, la sua quota può definirsi politica. E’ infatti lecito pensare che nelle votazioni si schieri correttamente con il partito che ha espresso il presidente. Nel caso specifico è lo stesso partito che ha eletto il sindaco di Crema. Il 44,59% più un altro 4%, portano al 48,59%. Et voilà,le jeux sont fait. E adieu ai piccoli comuni. Con buona pace di Françoise Hardy: il faut que tu m’expliques un peu mieux comment te dire adieu. Ma erano altri tempi.
Antonio Grassi