Tutto è nato da Pianura da Scoprire con le giornate di apertura di ‘Castelli, Palazzi e Borghi Medievali’, iniziativa che seguo e mi ha permesso di conoscere tanti angoli della pianura lombarda. Il 3 novembre è stata la volta di Crema, giornata che si è rivelata speciale: sono stata inviata a visitare la cittadina da persone del luogo e come potevo rifiutare un’offerta così?
Raggiungendo la città da Bergamo sarete passati di sicuro accanto al Santuario di Santa Maria della Croce, ebbene, è proprio da qui che è iniziata la mia gita. Si tratta di un capolavoro rinascimentale che già dall’esterno colpisce per la maestosità e la particolarità della forma.
Si dice che Leonardo da Vinci, disegnando la sua chiesa ideale, eseguì un progetto molto simile e si presume che i suoi disegni furono utilizzati per realizzare questa meraviglia dall’architetto Battagio, che aveva avuto rapporti con lui a Milano. (Anche se poi Battagio abbandonò i lavori e vennero terminati dall’ingegnere Montanaro).
Sorge nel luogo dove nel 1490 avvenne un miracolo e poi è stata ampliata ed abbellita nel corso di più di 500 anni.
L’interno a base ottagonale è riccamente affrescato e lascia senza parole, ci si sente come avvolti dalla bellezza.
Nello scurolo si trova il quadro in terracotta di una Madonna con Bambino ritenuto miracoloso, proprio dove si dice sia avvenuta l’apparizione della Madonna a Caterina degli Uberti, ferita mortalmente dal marito, dalla quale si diede inizio alla costruzione del tempio.
Vengono organizzate dalla Casa del Pellegrino delle visite guidate a questo gioiello con accompagnamento dall’arpa, per chi vuole approfondire.
Ma cosa è La casa del Pellegrino?
Si trova nelle immediate vicinanze della basilica, in quello che era il refettorio dei Carmelitani Scalzi, che risiederono nel convento adiacente dal 1706 al 1810 e funge da bar e ristorante, ma in realtà è molto di più!
La sua storia mi è stata raccontata da Paola e Davide, che la gestiscono, e non lo fanno da soli, ma in gruppo, soprattutto formato da tanti giovani.
Dopo essere rimasto a tratti inutilizzato, nel 2017 partì come piccolo punto ristoro per i pellegrini del santuario, ma col passare del tempo si è trasformato in un progetto di vita.
Soprattutto le persone più fragili hanno risentito dell’isolamento forzato durante il Covid, in primis i giovani, serviva quindi un luogo dove poter ritrovarsi, confrontarsi e poter tornare a credere in sé stessi.
E’ nato così ‘Mai più da soli’, prima basandosi sul volontariato e cresciuto con l’intento di professionalizzare i ragazzi, che ora sono imprenditori di sé stessi, ognuno aiutando e dando un contributo con i propri talenti.
Vengono organizzati inoltre eventi o cene a tema, disponendo di una grande sala, e c’è anche un laboratorio dove si dà nuova vita a vecchi oggetti con il progetto “Insieme” per persone con fragilità. Questi oggetti si possono poi trovare ad abbellire la tavola o in un cesto regalo confezionato coi cibi prodotti dalla Casa del Pellegrino.
Insomma, è un progetto per restare umani, dove poter esprimersi secondo le proprie attitudini e collaborare, al contrario di come ci vorrebbe questa società: sempre più distanti, disconnessi e digitalizzati.
E’ un luogo dove sentirsi come a casa, dove essere accolti.
Quindi se passate da Crema, sappiate che la Casa del Pellegrino è sempre aperta anche per voi!
Da qui il mio suggerimento è quello di recarsi nel centro di Crema, magari percorrendo a piedi il bel viale alberato, dove vi aspetta un’altra bellezza rinascimentale: il Palazzo Zurla De Poli .
Si tratta di una dimora privata, quindi è aperta solo in particolari occasioni, come le giornate di Pianura da scoprire o delle Dimore Storiche.
Ora si trova nel centro storico, ma provate ad immaginarvela nel 1520, anno di costruzione da parte dell’importante famiglia Zurla, immersa nella campagna e in un vastissimo parco.
Il curatissimo giardino all’italiana è un’oasi di pace e la visita inizia proprio qui con Raffaella, la preparata guida, per poi continuare nelle eleganti sale. Il salone d’onore è l’unico che si può fotografare e che quindi vi racconterò, non voglio rivelarvi troppo per non rovinarvi la sorpresa.
Quello che indubbiamente impressiona entrando è il tavolo con enormi figure lignee al centro, il grande camino e il soffitto affrescato con la favola di Amore e Psiche, probabilmente realizzarti per celebrare il matrimonio di Giulio Zurla e Lucrezia Marchi.
Gli affreschi continuano anche nelle altre 3 sale successive, questa volta con soggetti religiosi, così come i pezzi d’arredamento originali, compresi i quadri di Francesco Arata, appartenuti alla famiglia De Poli che dal 1936 è proprietaria dell’edificio.
Ciò che mi ha colpito è proprio il fatto che il palazzo è ancora abitato, non è una fredda visita museale, ma si respira l’aria di un’abitazione vissuta e anche gli oggetti sembrano voler raccontare una storia.
Anche in questo caso mi risuona la parola accoglienza, quella di Matilde De Poli e della sua famiglia, non è infatti scontato che vengano aperte le porte di una casa come questa ai visitatori.
Il leitmotiv della giornata è stata anche la bellezza, sia d’animo che dei luoghi.
Come amo ripetere: “la bellezza salverà il mondo” e quindi un applauso a chi contribuisce a renderla usufruibile a tutti.
Da parte mia continuerò a cercarla e a mostrarla, il 3 novembre indubbiamente ho fatto il pieno e voglio condividerla!
Ora spero di avervi incuriosito e di avervi fatto venir voglia di scoprire queste realtà che hanno in comune la condivisione della bellezza e l’accoglienza.

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