All’improvviso, nel bel scalare di un moderato sentiero prealpino in cerca di funghi e di aria buona, gli apparve di fronte una strana coppia: l’uomo delle nevi e un cinghiale dall’aria esasperata. L’artiodattilo comprese immediatamente che non aveva raccattato neppure una piccola muffa tossica. Sorrise, come può sorridere un cinghiale: “Se questo qui te lo prendi tu, avrai funghi buoni e grassi per il resto dello tua vita”. E subito gli presentò un cesto di prelibatezze indicandone alcune in particolare: “Pane degli dei, simile a quello messicano.”
Accettò e quasi subito si sentì come se avesse ricevuto una particolare unzione da parte del fiero zannuto. E così se ne andarono allegri, convinti entrambi di avere fatto un buon affare. Si separarono ai margini del paese, perché l’ungulato non ci teneva affatto a essere trasformato in prosciutto e altre prelibatezze: “Saluti alla famiglia, nè!”
Però si erano scordati del gigantopiteco il quale, poveretto, perlustrava bel tranquillo lo spiazzo belvedere in località san Rocco, da dove si gode l’eccezionale panorama di tutto l’Alto Verbano, compresa la parte svizzera.
Esausto per la fatica e per le emozioni non tornò sui suoi passi (tutti in salita) bensì si recò in Comune per segnalare la presenza, su in valle, dell’himayalano. Illustrò la situazione al sindaco, al comandante della polizia locale e agli assessori all’Ambiente e ai Servizi sociali. A nessuno di loro risultava la presenza del signor Yeti, ma tutti gli confermarono che se fossero riusciti a beccare quel bastardo di un cinghiale, avrebbero fatto festa.
Beppe Cerutti