Se la lunghezza è di circa 15 o 20 centimetri, ne basta una a cranio. Si abbia cura di mozzicargli la crapa (che non si butta, perché poi si fa un brodetto), di nettarla delle schifezze interne e, soprattutto, di asportare chirurgicamente la lisca, timone compreso. Dopo di che si prende ciò che resta e a mazzolate, insieme a uno spicchio d’aglio, una spuntata di sale e un brizzico di prezzemolo, fino a ridurre il tutto a poltiglia. Si avrà cura di annegare la carneficina testé compiuta sotto uno strato abbondante di olio (sulla cui verginità non abbiamo competenze). Si lasci riposare in un vasetto Bormioli e nel frattempo fatevi pure le vostre meritate vacanze.
Al ritorno fate bollire lo spago e, a bollitura sopravvenuta e relativa scolatura, versate a crudo la schifezza di cui sopra, magari con uno spruzzo di salsa di pomodoro, avendo cura di mesedare bene. È un piatto consigliato a coloro che… “la notte non deve finire mai”.
P.Odalico