Uscita, scappata in fretta e furia dal motel, il solito quello lungo la Statale che non dà nell’occhio, mi sentivo strana, vuota e infreddolita. Si che, scivolata via la cena: un sushi tanto anonimo e dal gusto implasticato avevamo saltato addirittura il dopocena, il rito del coca avana slavato in quel locale ambiguamente strampalato a poche centinaia di metri dal ristorantino.
Lui appena fuori dalla location fluidofashion servitaci per la cenetta, appena saliti in macchina mi era letteralmente saltato addosso toccandomi ovunque, obbligandomi, con reciproco piacere a rifugiarci subito nella solita camera. Insomma le premesse per due orette di sesso e sballo stasera c’erano tutte, ma una volta a letto, pathos e magia, insolitamente, per quanto mi riguarda si … dissolsero subito; la scopata da mille e una notte che si annusava nell’aria, come tutte quelle che sino ad oggi avevo fatto con Luigi, beh in realtà si era subito trasformata in una delle più monotone sveltine, un rapporto persin peggiore di quelli abituali con Luca, quando sul tappeto del salotto una volta alla settimana, fingevo meglio di Michelle Ferrari sui set porno, il consueto orgasmo multiplo: del resto quando il sesso diventa consuetudine periodica casalinga per noi donne è quasi sempre finzione, no?
Già come mai l’incantesimo era saltato? Possibile che il passaggio in televisione dei Modà con Emma per cantare Arriverà mi aveva sconvolto? Perché dopo il consueto relaxtour, post primo amplesso, nell’idromassaggio doppio mi ero inventata un mal di testa costringendo un indiavolato Luigi, in dieci minuti a riportarmi al parcheggio dell’ipermercato? E perché adesso in auto, mentre Ligabue alla radio, prima di cedere il posto a Vasco cantava Certe Notti, dal mio viso sgorgavano lacrime di tristezza e malinconia?
Guidai piangendo per circa un’oretta: tra la nebbia, Crema illuminata, neppure troppo per la verità, per le imminenti festività natalizie pareva quasi bella, così tra una sterzata senza meta e uno scatto d’acceleratore, improvvisamente mi trovai dinanzi alla chiesetta sulla strada sempre aperta per quanti se ne vanno in giro cercando qualcosa, che in fondo Gesù come l’amore non si trova, semplicemente si cerca.
Accostai la macchina, mi tolsi i collant trasparenti strappati dalla foga di Luigi, a proposito doveva aver capito qualcosa dopo il mio malessere improvviso: mi tempestava di sms, ma non avevo voglia di rispondergli, tanto tra qualche minuto, tornato a casa dalla sua Loredana avrebbe sicuramente spento il telefono. Presi in mano comunque il mio portatile, nervosamente attivai WhatsApp e scrissi poche, chiare parole a Luca, sperando che la cena di Natale con la ditta non gli avesse annebbiato del tutto la vista e il cervello: “stanotte non aspettarmi, dormo da Elena, non sta bene ha bevuto troppo e non vuole stare sola – questo il testo del messaggio.
Inviato il tutto riposi il cellulare in borsetta, scesi nervosamente dall’automobile e mi avviai, scheggia impazzita nella notte, verso il santuario di periferia sempre aperto. Aprii la porta, un tepore luminoso mi accolse, di colpo il freddo sparì e mi sentii bene.
Stefano Mauri