Quattro milioni di persone che marciano in tutta la Francia é una risposta grandiosa, spettacolare e necessaria. Riconosco in questa fratellanza e in questa capacità alla mobilitazione la Francia nella quale vivo da ormai 10 anni. Un paese che ha fatto della diversità culturale ed etnica la sua forza.

Parigi é da sempre una città aperta dove si respira un’ aria di libertà, di laicità, di cittadinanza attiva e colpire Charlie Hebdo significa, in qualche modo, colpirne le fondamenta.

Parigi però come Londra, Milano, New York, Los Angeles, Rio e tante altre metropoli nel mondo ha in qualche modo trascurato la sua periferia. Laddove la disoccupazione giovanile é al 50%, il tasso di abbandono scolastico alto e le prospettive di futuro inesistenti in questi luoghi, in questi quartieri, di fianco a casa mia, si creano giorno dopo giorno situazioni di disperazione. Terreno fertile per nuovi fascismi religiosi o meno.

Io sono convinto che il fanatismo religioso sia l’ultima spiaggia per colui che la società ha “scartato”. Combatto con forza ogni forma e atto di violenza del terrore ma non posso nascondere a me stesso che questo fanatismo non nasce da una natura malvagia (religiosa o meno). Nemmeno lo scontro di religioni é una chiave di lettura che mi appartiene.

Se io sono Charlie e se “tutti” lo siamo allora dobbiamo sapere che Cabu, Charb, Tignous et Wolinski, si battevano giorno dopo giorno per una Francia laica, egualitaria, più giusta e più sorridente contro ogni forma di fascismo, fanatismo religioso e determinismo sociale.”

Luca Bergamaschi

Luca Bergamaschi. Laureato in Sociologia presso l’Università degli studi di Trento, nel 2002, prosegue la formazione attraverso il progetto Leonardo presso la Agat Film di Parigi, dove frequenta un corso per cameraman. Nel 2003 svolge il Master in Documentario presso la Scuola di Cinema di Milano.Dal 2004 lavora come montatore e cameraman presso la casa di produzione Peignoir Production (Parigi). In 4 anni di attività filma e monta film istituzionali, aziendali, reportage e film documentari. Come regista ha firmato i seguenti documentari: Gianatonio Manci, un uomo da non archiviare (2008), L’Europa e l’integrazione mussulmana (2008), Chaperon de Loup (2008), La leggenda dei Butteri (2007) e Finché vivro’, noi siamo i Cremonesi- frammenti di vita da stadio (2004)
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