Il food law, ossia il diritto alimentare, in cui si inserisce la specifica tematica di riferimento della sicurezza alimentare, è una materia interdisciplinare che trae origine dal diritto dei prodotti agricoli, quale desumibile dalle fonti comunitarie, nazionali ed internazionali e che interessa diverse fasi: 1. la produzione; 2. il trasporto; 3. la distribuzione di prodotti destinati all’alimentazione, il cui fine è proprio quello di garantire la sicurezza e la tutela dei consumatori quali soggetti “deboli”.

L’esigenza di sicurezza dei prodotti alimentari non è altro che un profilo del più generale diritto alla salute, previsto e tutelato dalla nostra Costituzione, all’art. 32, come un fondamentale diritto dell’individuo e, nel contempo, un interesse preminente della collettività.

La tutela della salute richiede, tuttavia, la previsione di misure preventive che consentano di valutare a priori l’impatto che determinate attività possono avere sull’uomo e sull’ambiente.

Grazie all’intervento del diritto comunitario, oggi, il food law si è finalmente indirizzato alla prevenzione e ai controlli in modo da garantire la libera e sicura circolazione dei prodotti alimentari non solo all’interno dello Stato, ma anche della Comunità europea e dello stesso mercato mondiale.

LA SICUREZZA ALIMENTARE NEL SISTEMA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

L’interesse della Comunità Internazionale per l’alimentazione data da lungo tempo. All’indomani della seconda guerra mondiale, il Programma per la ricostruzione dell’Europa, tradottosi in sèguito nel “Piano Marshall”, dedicava un notevole spazio a quello che si potrebbe definire come “Piano alimentare di aiuti”, destinati alle popolazioni del Vecchio Continente. Su tale base di esperienza vennero successivamente avviate le iniziative internazionali rivolte al sostegno alimentare e allo sviluppo delle produzioni agricole nel Terzo Mondo.

Le Nazioni Unite sentirono il bisogno di affidare questo còmpito ad un’apposita struttura internazionale dotandola dei mezzi e degli strumenti adatti per promuovere e sostenere l’azione internazionale in questo settore. Da qui, l’istituzione della FAO, la Food and Agriculture Organization, con sede a Roma.

Nel 1943 quarantaquattro Paesi, riuniti negli Stati Uniti nella località di Hot Springs, in Virginia, assunsero l’impegno di dar vita ad un’Organizzazione mondiale permanente per l’alimentazione e l’agricoltura. La prima sessione della Conferenza della FAO si svolse nel 1945 a Quebec City, in Canada. In quella sede la FAO venne configurata quale Agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Nel 1951 la FAO ha stabilito la propria ubicazione principale in Italia, a Roma.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, secondo il proprio Statuto, ha la missione di guidare gli sforzi internazionali per sconfiggere la fame nel mondo. Uno dei còmpiti prioritari riguarda l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo e ai Paesi in transizione al fine di applicare le più adeguate tecnologie per migliorare l’agricoltura, la selvicoltura e la pesca e per assicurare a tutti una buona alimentazione. Dalla sua fondazione, nel 1945, una particolare attenzione è stata dedicata alle aree rurali in via di sviluppo, che accolgono il 70% della popolazione mondiale povera e affamata.

Il primo Programma operativo era incentrato sulla lotta alla fame nel mondo. Nel 1963 la FAO e l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno costituito la “Commissione per il Codex Alimentarius” con l’obiettivo di assicurare la tutela sanitaria del consumatore finale, di promuovere buone pratiche nel commercio degli alimenti e di armonizzare le normative alimentari interne, collaborando con i Governi e con le Agenzie governative e non governative interessate a questo settore di attività. Nel 1974, nel corso della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite per l’alimentazione, la FAO ha proposto un’iniziativa internazionale in tema di “Sicurezza Alimentare Globale”.

Nel frattempo nuove tematiche si sono aggiunte a quelle originariamente considerate nei programmi dell’Organizzazione, quali la forestazione, la lotta alla desertificazione, gli interventi per preservare e gestire con efficienza ed equanimità le risorse idriche del Pianeta. Questi impegni hanno reso necessaria una capillare organizzazione degli interventi nei Paesi in via di sviluppo, consolidando le precedenti esistenti forme di cooperazione.

Nel 1981 è stata proposta una data simbolica, il 16 ottobre di ogni anno, come “Giornata Mondiale dell’Alimentazione”, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su questi temi. Nel 1986 è stato organizzato il primo database statistico dell’Organizzazione, ora denominato FAOSTAT, che costituisce una tra le più complete e autorevoli fonti d’informazione agricola nel mondo. Nel 1991 ben 92 Stati hanno ratificato la “Convenzione mondiale per la protezione delle piante”, mentre nel 1994 la FAO ha lanciato il “Programma Speciale per la Sicurezza Alimentare (SPFS), indirizzato verso i Paesi a basso reddito e con deficit alimentare. Nello stesso tempo venne definito un modello per la prevenzione delle malattie transfrontaliere degli animali. Nel 1998 è stata adottata la “Convenzione di Rotterdam” per la regolarizzazione del commercio dei pesticidi e di altri prodotti chimici pericolosi.

La Conferenza FAO del 2001 ha adottato il “Trattato internazionale sulle risorse citogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura”. Nel corso dell’incontro, denominato “Vertice mondiale dell’alimentazione: cinque anni dopo”, svoltosi nel 2002 con la partecipazione di delegazioni di 179 Paesi, oltre alla Commissione europea, è stato riaffermato l’impegno da parte della Comunità Internazionale per dimezzare la fame nel mondo, indicando come obiettivo l’anno 2015.

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Donatella Colangione

Laureata in Giurisprudenza ad indirizzo specialistico in Dir. Internazionale a Bari e Dottore di ricerca in Dir. Pubblico a Pavia con borsa di studio sulla sicurezza agroalimentare.

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Info: donatella.colangione@unipv.it

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