Quindi il Babalula non c’è più. Dopo quattro anni di successi e politica musicale particolare il locale scompare. Innanzi tutto non è vero, ma di questo parleremo bene in un prossimo pezzo, visto che Gloria Capitano e il suo staff portano il Babalula in tour, a partire dal 21 marzo, per tenere vivo il progetto la loro visuale di cultura.

Il mio era un progetto indirizzato a tutti quei trentenni, quarantenni, che hanno voglia di uscire la sera. Perché il quarantenne oggi non è quello di vent’anni fa”, racconta la Capitano. E ha ragione. Da questo suo spunto vorremmo partire per una serie di considerazioni su questa età di mezzo di fruitori.

Intanto cosa succede al locale di via Diaz dove si trovava il Babalula? Torna a chiamarsi, pare, Havana, come anni fa e punta con la nuova gestione al pubblico dei giovani e giovanissimi, visto che la nuova gestione, sempre pare, sia legata allo Slu. Nulla di male per carità, sono scelte commerciali. Ma c’era bisogno di un altro locale indirizzato a quel pubblico?

Sulle dinamiche sociali che potrebbe scatenare nella zona dell’ex movida cremasca abbiamo detto e non ritorneremo. Quello che interessa adesso è dire altro. Chiuso il progetto Babalula a Crema cala drasticamente la proposta culturale per il pubblico quarantenne, che ricordiamo alla fine è il pubblico che porta soldi, che è più quieto e stabile.

Il giovane a Crema, ma in tutto lo stivale, è volubile e stagionale. Un anno premia un posto e l’anno dopo senza apparente motivo lo diserta. E’ una storia che abbiamo visto decine di volte. Il quarantenne è decisamente più stabile.

Che realtà ci sono a Crema per questo tipo di pubblico? Dico a parte i bar classici che raccolgono il pubblico 9-99 anni? Il Paniere, lo abbiamo raccontato, sta facendo una bella politica culturale. Vanno premiati Dino Nolli, Paolo Losco e Francesco Guerini che si stanno impegnando in un progetto non facile ma affascinante fatto di musica dal vivo non banale, bandite la cover band, di degustazioni, di serate culturali in collaborazione ad esempio con l’associazione Slossel.

Una o due volte al mese c’è l’amico Max Garghentini con la sua Stigmata al Beat che porta i quarantenni a ballare la dark wave degli anni ’80, prossimo appuntamento da non perdere il 20 marzo con la reunion degli Sos. Ci saremo per raccontarvela. Poi ci sono gli amici dell’Arci di Ombriano va bene…

Ma… Ma non basta. Manca un locale di riferimento, che so come il Midian di Cremona o il Live di Trezzo, che dedichi spazio all’area culturale dei figli degli anni ’80 (nati negli anni ’70). In città la politica culturale è così divisa. Spazio commerciale a giovani e giovanissimi e poi si salta alla cultura da terza età con le decine di iniziative legate alle realtà culturali “serie”. In mezzo? Nada.

Emanuele Mandelli

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