Tutti ne parlano: chi bene, chi male, in tanti ci vanno, in tanti ci vorrebbero andare, altri hanno deciso, con motivazioni anche più che legittime, di non andarci più. Insomma, il VinItaly è un po’ come il Festival di Sanremo, fa discutere, ma in fondo attrae sempre. Il bilancio dell’edizione 2015? Sicuramente positiva con l’affluenza di tanta gente (oltre 150mila visitatori e 2.600 giornalisti), tanti appassionati e addetti ai lavori e, rispetto alla precedente edizione, con una crescita evolutiva dei buyer esteri.

Tra le altre cose questo forse è stato il primo vero Vinitaly interamente social della sua storia e tecnologicamente, per garantire miglior servizi e copertura Wi – Fi tra un anno e al Salone del Vino all’Expo (griffato appunto VinItaly, ndr) qual cosina in più bisognerà fare, così come una maggior pulizia e distribuzione di servizi igienici non sarebbe male.

Aldilà di tutto il VinItaly (anche se cade in un periodo non proprio ottimale per presentare le ultimissime annate) resta una meravigliosa Eccellenza Italica da esportazione, un’opportunità da cullare, potenziare, accudire e affinare al meglio, che il vino non è moda, ma appassionata cultura che resta e arricchisce tanto in apparenza, quanto in sostanza.

Stefano Mauri

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