“Una volta sono arrivata nel locale dove suonavamo carica delle mie tastiere e mi hanno preso per una facchina, una rodie, l’aiutante del tastierista della band”, ride Serena Tolasi e ti guarda con gli occhi color ghiaccio, “alla fine del concerto mi hanno fatto i complimenti”.
Già, donne e rock, donne e strumenti, donne e tastiere. Una categoria… che non esiste. “Noi tastieristi siamo un po’ stronzi”, chissà a chi sta pensando mentre lo racconta. Cremasca, 37 anni, un passato da musicista classica, da un anno e mezzo dietro le tastiere dei The Harp, la cover band fondata nel 2003 da Roberto Pochetti che da oltre un decennio calca i palchi del nord Italia.
“Ma si i tastieristi guardano ad altro ed una donna alle tastiere non è una cosa comune”, in effetti non ci viene in mente una tastierista famosa donna. Cantanti si, e poi chitarriste, bassiste, anche batteriste. Ma dietro ai tasti bianchi e neri… Si pensa a Ray Manzarek o a John Lord, a Gregg Allarm o che so a Laurence Tolhrust. “Una volta dopo un concerto ad una festa della birra sono scesa dal palco e sono andata a riscuotere una delle birre che spettava ai musicisti, 4 euro e 50 mi fa il ragazzo alla cassa, ma guarda che io sono della band, la tastierista, ah ma non era un ragazzo?”. Doveva vederci poco il cassiere, perché Serena sembra tutto tranne che un ragazzo.
“Ho iniziato piccolissima con le tastiere, quando da bambina mi regalarono tipo una tastierina giocattolo a 8 tasti. Qualsiasi cosa con i tasti bianchi e neri trovavo in casa la suonavo. Dalla classica Bontempi che hanno avuto tutti i bambini in su. Poi mi ritrovai ad avere non so come una tastiera doppia. Da li allo studio dello strumento il passo è stato breve. Prima il corso di pedagogia musicale poi lo studio alla Monteverdi con maestri come Ghislandi e Gini”.
Una preparazione classica quindi, ma come è che una musicista classica promettente si ritrova a fare rock? “Suonavo il pianoforte, mi piaceva. Poi ho smesso per anni. Ho ripreso per caso quando una band, un gruppo bergamasco, mi chiese di porvare a suonare le tastiere. Li cantavo anche qualche brano. Un esperienza bella, ero abituata a suonare da sola. Una storia finita dopo dieci anni perchè per me l’impegno stava diventando un po’ pesante. Ma alla musica non rinuncio di certo”.
E gli Harp? “Per una volta ho seguito mio marito che suona il basso con loro. Non ci troviamo quasi mai d’accordo io e lui sulla musica, io ho un anima rokkettara. Lui meno”, sorride si intuisce la grande passione per la musica, per il sano rock.
Te lo ricordi il tuo primo cocnerto? “Si era una cosa da oratorio, ma ero emozionatissima lo stesso. Facevamo tipo da band juke box per una manifestazione stile Corrida, Pomofiore”, riferimenti anni ’70, questa è difficile da capire per gli Under 30, era una storica trasmissione di Antenna 3. “Adesso sono più sicura, mi agito per le date importanti. Ma mi piace davvero stare sul palco”.
Ma non ti è mai venuta la voglia di andare oltre le cover, di scrivere? “Scrivere non mi viene. Ma quando sono alla tastiera alle volte escono riff particolari. Avevo anche iniziato un progetto strano, basso, tastiere a batteria. Una sorta di rock molto alternativo”, come rifermento ci vengono in mente i Morphine.
Ma come è il mondo della musica oggi? “Ma si i social network aiutano molto. Adesso i locali manco ti chedono più il demo fisico. Preferiscono vedere il video su You tube, vedere quanti like ha la pagina Facebook. Certo i social hanno anche aiutato a ridurre le distanze. Ho sempre trovato molta disponibilità e gentilezza da parte dei musicisti che ho contattato. Tu credo che non rispondano invece magari si, e ti danno anche dei consigli”.
Emanuele Mandelli
Foto di copertina: Giorgio Zanaboni