Andrea Berta, direttore sportivo (o tecnico fate voi), per lavorare, dopo le esperienze al Parma e al Genoa, è stato costretto a emigrare in Spagna, precisamente a Madrid, sponda Atletico e per lui beh, migrare si è rivelata una vera e propria svolta in positivo, anche perché a Parma, causa incomprensioni con qualche ultras gialloblù era costretto a girare scortato dalla Digos, mentre l’ex amico e datore di lavoro “Tom” Ghirardi, a un certo punto bruscamente, al buon Berta (conosciuto agli inizi degli anni Duemila in quel di Carpenedolo, Brescia) preferì Leonardi: sappiamo tutti come è finita poi la storia calcistica parmigiana, quindi meglio non rigirare il coltello nella ferita.

Ex impiegato di banca, Andrea Berta da Orzinuovi, calcisticamente parlando nasce proprio tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila: la gavetta per lui sono gli anni trascorsi al Rodengo Saiano, i consigli di Lorenzo Moneta (cugino e “agente segreto” dell’ex Ct Cesare Prandelli), qualche dritta dello stesso Prandelli e di Luciano Zanchini e le serate sui campetti dei tornei calcistici serali bresciani. Nel 2004 Lord Max Aschedamini, Berta avrebbe voluto portarlo al Pergo di cui era all’epoca presidente, ma alla fine gli allora compagni di cordata preferirono tesserare Valentino Angeloni.

Adesso l’ex deus ex machina del Carpenedolo, vero e proprio esperto di football internazionale, all’Atletico Madrid (multinazionale del newfootball) in quota Jorge Mendes (procuratore potentissimo) è in pratica il plenipotenziario del mercato, fortemente voluto dall’azionista madrileno Miguel Angel Gil, erede diretto del leggendario Jesus. Recentemente Andrea da Orzinuovi è stato accostato all’Inter e al Milan, ma per il momento la Spagna e il mondo rappresentano le sue giuste dimensioni professionali, domani si vedrà. A proposito, tra il 2009 e il 2010, dopo aver risolto il suo contratto di lavoro e il rapporto d’amicizia con Tomasino Ghirardi, Berta (lo conosce bene anche Cesare Fogliazza, il condottiero della Pergolettese) fu a un passo dal diventare il consulente della Cremonese, si incontrò addirittura con un collaboratore del Cavalier Giovanni Arvedi, ma poi il discorso non attecchì e lui proseguì a scoprire talenti per il Genoa. Peccato, magari la Cremo, coinvolgendo il calciofilo bresciano (intelligente, furbo, preparato, ambizioso, appassionato e capace) nel suo progetto per così dire poteva, o meglio, sarebbe stata nelle condizioni di volare in alto.

Stefano Mauri

(Visited 4.324 times, 57 visits today)