Aspettando le prime dichiarazioni ufficiali della sua terza vita “cannibale”, ecco uno stralcio di un’intervista a mister Tacchinardi datata 2014 e ospitata sula versione on line, a suo tempo, del quotidiano Tuttosport. Tema della chiacchierata? La juventinità…
Davanti ha solo Alessandro Del Piero. Alessio Tacchinardi è il secondo calciatore nella storia bianconera per presenza nelle competizioni internazionali (93 per il mediano, 130 per l’attaccante). Da sempre tifoso della squadra con cui ha giocato dal 1994 al 2005, il centrocampista con la Juve ha vinto anche la Champions League, nel 1995-96.
Tacchinardi, definisca lo juventinismo?
«Una cosa che prende i tifosi, la squadra e la società e li rende un blocco unito contro tutto e tutti. E che si esprime nella voglia di vincere sempre, di essere i più forti sapendo di ricevere in cambio odio da ogni altro elemento esterno al mondo Juve. Un odio che nutre la fame di vittorie, e che rende i nostri successi ancora più belli. Conte ha perfettamente ragione: da una parte ci sono gli juventini, dall’altra tutto il resto. Prima di diventare un calciatore bianconero ero un semplice tifoso, all’interno dello spogliatoio ho capito meglio il senso della Juve. All’inizio non capivo le facce dei compagni quando si pareggiava, mi dicevo che in fondo avevamo fatto un punto. Poi ho capito che se giochi nella Juve, il pareggio equivale a una sconfitta. Conta unicamente il successo, esattamente come dice Boniperti».
QUI il resto dell’intervista