Angelo Provana ormai, suo malgrado è diventato famoso per essere, in un certo senso, profugo, o prigioniero fate voi, a casa sua. Come ormai tutti sappiamo o dovremmo sapere infatti, il signor Provana vive in quella palazzina di Chieve, ove, grazie a un accordo pubblico – privato, recentemente sono stati alloggiati, o meglio, stipati proprio nello (stesso) stabile tanti, troppi profughi.

E così non va: l’accoglienza deve essere un’esperienza condivisa di serena convivenza, quindi urgono regole (europee sarebbe meglio) per regolamentare la delicata questione di individuare una sistemazione alla miriade di migranti in fuga. E … in quel di Chieve comunque urge, nel modo più assoluto, ridare al malcapitato Angelo ciò che aveva sino ai primi giorni dello scorso mese di luglio cercando cosi, contemporaneamente, di dare giusta accoglienza ai disperati che fuggono dai paesi d’origine. Una volta regolamentato e controllato il fenomeno, per vedere l’effetto che fa, coinvolgere i profughi di buna volontà in lavori di pubblica utilità rimane un’ipotesi da prendere in considerazione. O no?

Stefano Mauri

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