Marco Pantani muore la prima volta, o meglio, inizia a morire lentamente il 5 giugno 1999 quando, per ematocrito fuori norma, mentre era Maglia Rosa con numeri da record viene escluso dal Giro d’Italia. A quei tempi, Renato Vallanzasca (tornato nel frattempo, dopo anni di silenzio, a parlare di queste voci), il famigerato Boss della Comasina, in carcere raccontò che altri detenuti in odore di camorra gli avevano consigliato di puntare soldi e denaro sul rivale dell’indimenticato Pirata poiché … <Tanto il pelatino non arrivava a Milano>.

Ebbene, il “Pelato con la Bendana” non solo non arrivò alla fine milanese di quel Giro, ma in quella maledetta estate italiana iniziò la sua agonizzante discesa verso l’inferno culminata, con la sua tragica morte (al centro di indagini per ulteriori accertamenti sui fatti) arrivata, il giorno di San Valentino 2014, in una triste stanza di un anonimo residence di Rimini. Ebbene, a distanza di tempo, gli atti riguardanti queste voci sono arrivati sui tavoli della Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Dobbiamo soltanto attendere quindi le indagini per capire quale direzione prenderà questa nuova svolta.

Dopo tanti, troppi misteri e silenzi del Sistema che girava, all’epoca, intorno alla Galassia Marco Pantani, qualcosa ora torna a muoversi. Ricordiamo, per chiudere, quanto dichiarò, nel 2004 a margine di un convegno tenutosi a Crema sulla lotta al doping, il cremasco Giancarlo Ceruti, a quei tempi patron della Federciclismo: <Marco un giorno mi telefonò per chiedermi di sostenere la tesi del complotto contro di lui>. Già forse sarebbe il momento di chiudere, una volta per tutte, la triste epoca del Pirata Marco Pantani. La sua bici merita di fermarsi in pace e serena: è da quel strano, disincantato, tremendo giugno del 1999 che senza meta, agitata, vaga nel nulla.

Stefano Mauri

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