Cari Spinesi, medito su cosa dirvi nei consueti auguri al cambio dell’anno, e mi accorgo che nel 2015 ho compreso che le persone, come le cose, difficilmente accettano cambiamenti; più facilmente prendono una direzione se vengono spinte; e decidere di agire comporta che si dovrà subire, e accettarlo. Nel 2016 vorrei trarne le conseguenze. Per Vasco ‘si può cambiare solo se stessi’. Se si fa amministrazione, se ci si presta ad amministrare per qualche anno, e ormai sono al quinto, nasce la consapevolezza che i cambiamenti hanno all’origine inviti e suggestioni, che bisogna ascoltare, poi tradurre in azioni da compiere insieme.

Io non vi farò di nuovo l’elenco di cosa è stato fatto nel 2015: sfogliando l’album dei ricordi troviamo le cartoline del campo coperto di calcetto e pallavolo, del campo da tennis, della casa dell’acqua, di MercaSPino, dei terreni e del progetto del campo scolastico con la primaria, della Paullese raddoppiata, delle opere connesse per limitarne i disagi e raccoglierne le opportunità. Opere attese da decenni, che vanno a unirsi a tantissime altre degli anni passati, e che in un quinquennio hanno permesso a Spino di colmare, insieme a quelle che hanno iniziato il loro percorso, il divario accumulato nel dopoguerra con i paesi circostanti.

E accennerò soltanto che nei prossimi mesi troveranno compimento la rotonda in luogo del semaforo sulla vecchia Paullese, il nuovo parco Cascina Rosa – Guido Bonà, la copertura del tennis, la ciclabile del Centro sportivo, e che lavoreremo per la casa di riposo, il ponte sull’Adda, la circonvallazione, e molto altro. Quello che m’importa e che auspico per il 2016 è un cambiamento di prospettiva.

Serve che tutti, insieme, ci chiediamo cosa possiamo fare noi per la nostra terra, per le altre persone e gli animali che ci abitano, per l’aria che respiriamo, per l’acqua che beviamo e in cui c’immergiamo. Serve che l’amministrazione si dedichi, dopo le doverose grandi opere, ai piccoli interventi. Servono più cestini, e più persone che li usino insomma; servono fioriere, e famiglie che mettano a dimora essenze; serve rispetto per gli animali, e padroni che raccolgano escrementi; servono altalene, e persone che non le distruggano.

Nel 2016 serve che tutti si accorgano che il bene comune è un po’ per ciascuno, che gli amministratori non dimentichino di essere prima cittadini, che i cittadini prendano coscienza che la cosa pubblica non è affare di altri. M’impegnerò soprattutto per questo, nel 2016, e spero voi con me, intanto grazie per avermi ascoltato,
e… buon anno!

Paolo Daniele Riccaboni

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