Gli fischiarono gli orecchi e allora gli venne da dire che qualcuno lo stava pensando, perché così è usanza e così è anche bello credere. “Dimmi un numero, presto!” Il bastardo di turno disse 15, che corrisponde alla lettera Q, “e adesso voglio vedere come te la cavi.” Dopo aver fatto i conti con le dita delle mani e dei piedi gli venne in mente Quintilia, una parente alla lunga che però era morta durante la seconda guerra mondiale.  Però il fischio perseverava fino a rompere le balle: “Cazzo, neanche gli dovessi dei soldi!”

Quando da inoppugnabile diagnosi medica fu stabilito che il fischio  non era da imputare a chissà quale misterioso pensatore bensì a qualcosa di diverso e un po’ più complesso, il lontano e anonimo fischiatore se ne ebbe a male e chiese lumi all’Ufficio informazioni: “Si tratta di frattaglie umane che ostruiscono i canali uditivi e in materia non siamo competenti.”

“Adesso come faccio senza le mie Trombe d’Eustachio?! Me ne assegneranno altre?  Guardi che rischio di restare senza lavoro.”

“Si rivolga all’Ufficio di collocamento.”

“Cazzo, ci mancava anche questa. Quel pirla diventa sordo e io divento disoccupato!” Così andava elucubrando il fischiatore di auriculam, e si mise a vagare per l’Universo. Preoccupazioni legittime e intense, tanto che l’onda si propagò per l’intero sistema solare. Soltanto dal pianeta Venere giunse una risposta: “Destinatario sconosciuto. Qui trattiamo solo Trombe di Falloppio.” In quanto alla Terra, nessuno si prese la briga d’esaminare la questione, “ché di senza lavoro ne abbiamo a sufficienza.”

Camminan camminando il nostro mesto eroe giunse in prossimità del Sole il quale, da quella brava persona qual è, disse: “Occhio, che ti scotti e poi sono cazzi tuoi. Avvisato, mezzo salvato, come si dice.”

Com’è come non è, cadde nel padellone ma venne immediatamente sputato fuori. E qui bisogna aprire una breve parentesi, perché il nucleo centrale dell’astro cominciò a fischiare come una pentola a vapore. S’è visto mai? No e chiudiamo la parentesi.  Venne proiettato nell’Infinito alla velocità della luce elevata all’ennesima potenza. L’Infinito, che già aveva i suoi problemini si chiese: “E questo da dove arriva? Terra? Ok, sola andata.”

Fu così che il fischiatore d’orecchi si ritrovò in una sala operatoria dell’Ospedale Maggiore di Crema. Non sapendo dove mettersi, pensò bene d’infilarsi nell’orecchio del primario otorinolaringoiatrico il quale, mentre affilava il Blake&Deker mignon, disse all’anestesista: “Cazzo, mi fischiano gli orecchi, forse qualcuno mi sta pensando.”

“Sì, sono io”, farfugliò il paziente prima d’addormentarsi.

Beppe Cerutti

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