Allora mister Maurizio Sarri, colui il quale nientepopodimeno che, sua maestà Arrigo Sacchi aveva consigliato all’amico Galliani per risollevare il Milan un anno fa, indubbiamente è un bravo, anzi un bravissimo allenatore affiliato alla pluripremiata scuola dei bravi, artigianali, studiosi e qualificati tecnici italici.
Negli anni scorsi, in quel di Empoli, il trainer campanotoscano sempre con la tuta e la sigaretta in bocca aveva fatto faville e pure quest’anno, alla guida del Napule sta facendo bene, ma … udite, udite, per vincere lo scudetto o comunque per fare qualcosa di meraviglioso in una piazza grandissima, esigente, calda e complicata qual è Napoli, forse essere bravino non basta. Sì perché per lavorare in certe realtà, oltre all’artigiano d’autore sul campo occorre saper dialogare col resto del mondo, coi giornalisti, con gli esteti esigenti del posto, che continuare a lamentarsi sempre e di tutto, un pochino come faceva il buon Mazzarri, beh a certe latitudini alla lunga non giova, tutt’altro. Prendersela quindi una volta con l’arbitro, l’altra col guardalinee, l’altra con gli orari della partita, l’altra col budget degli avversari, l’altra col giardiniere poiché forse l’erba è tagliata male non aiuta a mantenere la guardia. Così può capitare che in una qualunque domenica d’aprile Higuain e soci, a Udine, inconsciamente “giustificati” dagli eccessivi piagnistei di una guida certamente in gamba, ma lamentosa all’inverosimile, perdano, entrando in partita poco concentrati e disturbati, il match, la testa e il campionato.
Lo scudetto si vince soprattutto con il cuore acceso e il cervello libero da negatività, così talvolta per vincere più che trainer preparatissimi occorrono validi gestori e motivatori di risorse umano. O no?
Stefano Mauri