Tacito era il dubbio del passeggero che a bocca spalancata il Caronte transitava alla fatale sponda. Avvolti allo scarno corpo gli sudavano panni nebbiosi intrisi di timore, benché facesse della madonna un freddo assai.

Arenavasi il cupo naviglio che la riva parea ancor lontana. Sei giunto, dissegli il traghettatore levando minaccioso il remo. Col cazzo che scendo qui, non so nuotare! Si tocca, muoviti e non temere, che il bello ancor deve venire.

Della melmosa acqua infradiciato ben oltre le parti basse, pose piede su pietra infocata, che l’attendeva un gioioso saturnello di forcon munito.

Benvenuto all’inferno, che celi nel tuo viatico?

Primiera, carte, ori e settebello e sappi che della scopa son scientifico, pronto a sbaragliar novelli e maestri.

Vedremo, un marengo d’oro vale l’iscrizione.

Cazzo, che prezzi!

Ne val la pena il ricco montepremi e gratuita libagione, non più d’una. Paga oppur torna immantinente donde arrivasti.

Con quello la?! Piuttosto che col tenebroso vogatore, pago la mercede.

Il mattino lo colse sconfitto nello spirito e smutandato negli averi e oggi ancora è là, coatto, a lustrar maniglie e altri ottoni di servizio.

Beppe Cerutti

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