Quanto contano i 26 milioni di italiani che nel lontano giugno 2011 votarono “sì” ai due referendum sull’acqua pubblica? Poco o niente. Da pochi giorni questa è non solo la realtà, ma anche la risposta ufficiale del governo Renzi: la gestione dei servizi idrici non deve essere pubblica, ma privata.

Il PRC ha partecipato attivamente al risultato vittorioso del si al referendum del 2011 perché la gestione e le reti dell’acqua fossero pubbliche, aderisce anche da anni alla mobilitazione nazionale del Forum italiano dei movimenti per l’acqua per affermare che l’acqua è un diritto umano universale a cui tutti devono avere accesso, inoltre si batte con tutte le sue forze per impedire la privatizzazione del servizio idrico ed escludere lo stesso dai trattati internazionali, europei, nazionali, regionali e locali che si occupano del libero scambio e della concorrenza.

Di questo stiamo parlando, di impedire le privatizzazioni non solo di un bene comune fondamentale come l’acqua che può essere assunto a paradigma  di tutti servizi pubblici da intendersi come beni comuni che vanno difesi, salvaguardati, e mantenuti.

Il “Decreto Madia” (Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale), se non sarà modificato durante il suo iter, cancellerà completamente gli esiti della vittoria referendaria del 2011 sulla gestione dell’acqua e dei servizi pubblici.

Il testo attuale è un vero manifesto liberista che punta allo stesso obiettivo del Decreto Ronchi: prevede l’obbligo di gestione dei servizi a rete (acqua compresa) tramite società per azioni e reintroduce in tariffa: ”l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, ovvero i profitti, nell’esatta dicitura abrogata dal voto referendario.

Per tale motivo abbiamo sostenuto la mozione presentata in Consiglio Comunale il 15/7/16 dal Consigliere Coti Zelati (Sel) nella convinzione che il rispetto della volontà popolare attraverso un voto referendario sia un obbligo, prima di tutto politico che morale, nel rispetto dei cittadini e del principio costituzionalmente sancito. Nonostante gli esiti referendari del giugno 2011, i tentativi di privatizzazione dell’acqua continuano e si fanno sempre più pesanti, il PD usa i soliti pretesti: ”troppo onerosa la trasformazione a tutto pubblico del servizio” “lo chiede l’Europa“, “il privato è migliore del pubblico“, “bisogna privilegiare economie di scala” ecc. e si schiera compatto, totalmente subalterno alla volontà Renziana.

Una piccola nota polemica a Coti Zelati; c’è molta confusione sotto i cieli di SEL che si fa paladina dei beni comuni a settori, acqua si e il resto non si sa, non rispettando nemmeno la loro mission a meno che come disse Foscolo a Machiavelli “di che lacrime grondi e di che sangue”

Lucia Piloni – consigliera Rifondazione Crema

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