Si azzeri ogni pregiudizio e si cancelli ogni pensiero malevolo sulla serietà della società. Serietà che non è in discussione. Si esaminino i fatti. Solo i fatti. Dopodiché si risponda a una domanda. La seguente: è accettabile che la gestione della gara di igiene ambientale, delegata dai comuni a Scrp, sia ancora in alto mare dopo due anni dall’incarico affidatole? Ovvero: Scrp è efficiente? Se sì, è logico mantenerla in vita. Se no, è altrettanto logico dismetterla.
Questi i fatti degli ultimi due mesi.
Il 7 luglio è convocata la conferenza dei sindaci. E’ presente uno degli avvocati-consulenti ingaggiati da Scrp per svolgere il compito assegnatole. Non manca il project manager, anch’esso esterno alla società. Assente il Rup (responsabile unico del procedimento), dipendente Scrp.
Ai convenuti vengono illustrate le tappe percorse e quelle da percorrere. Per procedere è necessaria una delibera di Giunta o di Consiglio comunale che conceda il nulla osta alla prosecuzione del viaggio. Gli allegati alla delibera – viene precisato – debbono rimanere secretati. In sostanza, Scrp chiede ai soci un atto di fede. Si apre un dibattito che non sortisce risultati. Viene chiesto un time out di alcuni giorni per trovare la soluzione.
Lo stop e il successivo brain storming nella sede di Scrp partoriscono la convocazione della conferenza dei sindaci per il 18 luglio.
Alla riunione c’è l’avvocato-consulente, ma non lo stesso del precedente incontro e il Rup è sempre assente. La Rivelazione è deludente. Nessuno dei presenti vede «un nuovo cielo e una nuova terra». E neppure «la città santa». Anzi la vicenda diviene più nebulosa. La matassa invece di districarsi s’ingarbuglia. La causa? Il dialogo competitivo, la forma procedurale scelta per assegnare l’appalto, della serie come farsi male da soli. La soluzione? La delibera può essere approvata dalla Giunta o dal Consiglio. Sarà allegato un riassunto di 2 cartelle delle oltre 70 dell’originale. Il riassunto-bigino sarà pubblico. Il consigliere secchione potrà visionare la versione extralarge presso la sede di Scrp, ma non fotocopiarla e impegnarsi alla riservatezza. Con quale arcano il consigliere San Tommaso potrà porre eventuali domande sulla versione secretata quando tutti, ma proprio tutti, sanno che il Consiglio comunale è pubblico? La purga delle 68 e più pagine chi la decide? Con che criteri? Giunta o Consiglio approvano il bigino, ma rispondono per l’originale. I segretari comunali daranno parere favorevole? La conferenza si chiude e lo sconcerto dei sindaci è grande.
Tutto tace fino al 27 luglio. Ai soci arriva una lettera, firmata dal Rup, con la proposta di delibera. L’estensore del testo assicura che il bigino è redatto con sufficiente grado di fedeltà. Ma sufficiente è sufficiente per un appalto da 150 milioni? Insieme alla delibera i comuni dovrebbero approvare «lo schema di convenzione per l’affidamento alla società delegata dell’attività di controllo del servizio aggiudicato». Per i comuni una pillola di 450 mila euro più Iva. Per non fare mancare niente c’è anche «la stima dei servizi base» con allegata griglia di quelli erogati per singolo comune e relativa quota di competenza. Qualche sindaco ha verificato che tale costo, raffrontato con quello attuale, per i medesimi servizi, è superiore di alcune migliaia di euro. E sono esclusi i 3,42 euro per abitante necessari per recuperare i 450 mila euro legati alla convenzione citata. In sostanza, la base d’asta risulterebbe superiore alla spesa attuale. Se così fosse, per i sindaci sarebbe un’operazione tafazziana. Si, proprio lui, Tafazzi, quello della televisione. Ma probabilmente la comunicazione è stata poco intellegibile e quindi c’è stata un’interpretazione sbagliata dei dati e tutto sarà chiarito. Nell’attesa la storia prosegue.
Il 28 luglio arriva da Scrp una lettera che rettifica i 3,42 euro in 3,43.
Il 29 luglio altra missiva. Il Rup precisa: « Anche se le attività di controllo sono state spiegate nelle ultime due conferenze dei sindaci rileviamo che sul tema i comuni hanno ancora bisogno di qualche approfondimento. Per evitare ritardi nell’approvazione dei documenti di gara da parte dei comuni, evento che determinerebbe slittamento dei tempi di assegnazione del servizio, vi invitiamo a stralciare dalla delibera la parte inerente l’approvazione della convenzione Comune-Scrp inerente il controllo del contratto».
In due giorni sono state recapitate ai sindaci tre comunicazioni. Due per rettificare quella iniziale. Con buona pace del Rup, assente alle due conferenze dei sindaci e informato in maniera carente sull’andamento dei lavori, infatti le attività di controllo non erano state spiegate ai sindaci o se lo erano state pochi, pochissimi, forse nessuno se ne era accorto.
Il 3 agosto ulteriore precisazione. «Con riferimento alla Gara di Igiene Ambientale e le delibere conseguenti, il Comitato Ristretto ha chiesto di poter aggiornare – ai primi giorni del mese di settembre – un incontro della Conferenza dei Sindaci onde conseguire ulteriori informazioni necessarie ad argomentare ed esplicare la documentazione ricevute». In sintesi: contrordine.
Il 12 settembre il Rup avvisa i sindaci: «Vi comunichiamo che sarete convocati in un incontro specifico al fine di approfondire i dettagli e sulla previsione della base d’asta della gara e del servizio di controllo di Scrp sull’appalto».
Il 13 settembre una telefona di un’impiegata di Scrp chiede ai singoli sindaci la disponibilità per una riunione tra gruppi di comuni per discutere di quanto sopra.
Questo è il Gioco dell’oca. Si è finiti nella casella 58 e si torna al via. No, non è il Gioco dell’oca. Con i soldi in ballo, è quello del Monopli.
Questi i fatti. Scrp è efficiente? Si deve mantenere in vita o dismetterla?
Antonio Grassi