In attesa di entrare nel delicato discorso sul San Domenico riceviamo dal dimissionario consigliere Fausto Lazzari un estratto della sofferta dichiarazione presentanta in sede di CdA del San Domenico in data 5 ottobre 2016 che non possiamo che pubblicare.
Chiedo la parola per una dichiarazione sul punto numero 2 all’ordine del giorno del Consiglio di amministrazione:
Gentile Presidente e gentili colleghi
Ritengo che il Consiglio Comunale di Crema mi abbia nominato nel CdA della Fondazione San Domenico soprattutto per la mia esperienza maturata nel mondo del teatro e dell’organizzazione di avvenimenti culturali ad esso legati; e anche perché questa mia esperienza potesse fornire un contributo positivo alla costruzione di una struttura sempre più al servizio dei cittadini, attraverso una gestione consapevole e originalmente legata al territorio.
Ringraziando tutti coloro che un anno fa hanno avuto fiducia nella mia persona – mi riferisco in modo particolare al Sindaco e alle diverse componenti che formano la maggioranza che governa questa città – oggi debbo purtroppo confrontarmi con una realtà che non avrei mai pensato di conoscere: perché non sono riuscito nell’intento di offrire un mio valido contributo e me ne rammarico.
Tuttavia, da quando abbiamo sentito dire che la gestione amministrativa di una fondazione teatrale come la nostra è la stessa di quella di una macelleria, oltre al trauma provato è iniziato un percorso di frustrazione e di sofferenza per le difficoltà a mettere in pratica ogni forma di partecipazione critica e costruttiva.
Purtroppo molte delle scelte fatte, con mio grande dispiacere, non le ho potute o sapute condividere, essenzialmente per due motivi: il primo, perché spesso ne sono venuto a conoscenza solo a posteriori e attraverso la stampa locale; il secondo, perché ritengo di non essere quasi mai stato considerato su questioni relative a valori e le analisi delle opportunità di progetti, iniziative, spettacoli e concerti.
Ritengo inoltre che un CdA così condotto si trovi nell’impossibilità di determinare programmi, direttive e scelte di politica culturale condivise e condivisibili in un’auspicabile pluralità di voci in armonia; questioni vitali che, tra l’altro, non sono mai state affrontate realmente, nonostante le numerose sollecitazioni da parte di alcuni membri dello stesso CdA.
Se, come dice lo Statuto della Fondazione, le decisioni spettano in primo luogo al CdA, non penso di aver contribuito in nessun modo ad alcuna scelta e quando ho provato a farlo sono stato isolato, costretto da me stesso a tacere, in un clima di frustrante accettazione (vedi colloqui per la scelta del direttore artistico, la cancellazione di uno dei pochi progetti squisitamente lungimiranti e aperti al pubblico degli studenti : “Onda critica”, la credibilità o meno per la definizione della data zero di figure del cosiddetto “mondo musicale”, la responsabilità di una direzione artistica della Galleria d’arte, dichiarata sulla carta ma non nei fatti, almeno per come intendo io una collaborazione, l’etichetta di rassegna concertistica con relativi costi data ad una serie di saggi, per quanto dignitosi ma pur sempre scolastici); insomma, una totale assenza di coinvolgimento attivo e partecipato, rispetto ad una trentennale esperienza di cultura e gestione teatrale, su pareri e proposte eventuali e innovativi per la Fondazione.
L’unico momento per poter essere ascoltati pare che sia, purtroppo, sacrificato nei pochi giorni che precedono l’approvazione del bilancio. Ma sono tante le situazione antecedenti nelle quali avrei voluto dare il mio seppur modesto contributo.
Non vorrei assolutamente che la mia posizione fosse letta come un diniego politico nei confronti dell’attuale maggioranza in Consiglio comunale e non vorrei nemmeno che certe minoranze approfittassero di questo mio drammatico momento per infierire contro la “sinistra”, il CdA, la coalizione di maggioranza. Quello che serve in questo momento, e che non ho riscontrato, è la volontà di costruire assieme, senza particolarismi e personalismi, una cultura sociale che arricchisca le menti e sia un volano di pace e di serenità.
Queste riflessioni, unitamente al disagio da me percepito in questo primo anno di apparente partecipazione ai lavori del CdA, mi portano coscienziosamente e faticosamente a dover decidere sull’approvazione del complesso bilancio consuntivo, per il quale non posso e non voglio dubitare dei numeri, di cui tuttavia non riesco a decodificarne la specificità in alcune voci a me più familiari. Ritenendo significativa la mia scarsa partecipazione, non per mia specifica volontà (ricordo l’enorme entusiasmo e disponibilità nei primi mesi di lavoro), a scelte di politica culturale che quanto meno avrebbero necessitato di una discussione condivisa democraticamente prima delle relative decisioni, mi vedo costretto ad astenermi dall’approvare un bilancio nel quale non trovo significativi motivi di condivisione.
E’ mia intenzione, quindi, astenermi dall’approvazione del bilancio consuntivo.
Crema, 5 ottobre 2016