Da un paio di settimane parliamo dei submovimenti interni a Rifondazione comunista. Gli amici rifondaroli a Crema sono decisamente in fase di trasformazione. Ma non sanno di preciso che strada prendere per il futuro. La travagliata convivenza all’interno dell’amministrazione Bonaldi è oramai giunta al termine. Ultimi sei mesi. La squadra che era partita sui banchi di governo è stata sostituita da un po’. Beppe Bettenzoli e Mario Lottaroli.

Il primo, l’abbiamo detto ieri, si è speso per cercare di presentare in provincia una lista civica a grossa impronta rifondarola affondata all’interno del partito per la presenza di un uomo difficile da etichettare, quell’Antonio Grassi che da quando fa il sindaco sta alzando polveroni su polveroni (tutti seri neh). Lottaroli invece pare essersi eclissato, lo si vede quieto e placido in sella alla sua bicicletta in città. Da un po’ non interviene nella vita politica cittadina ma… Ma non scambiamo l’assenza dell’ex candidato sindaco alle primarie del 2012 per distrazione.

Abbiamo anticipato anche che al prossimo congresso cittadino saranno ben tre le mozioni in discussione. Pare che ce ne sia una possibilista sul proseguo della vita di rifo all’ombra della Stefy, una che dica noi andiamo da soli e una che butti li addirittura di non presentare nessuna lista a maggio del 2017 e di muoversi all’esterno delle istituzioni. Una roba stile extraparlamentare nel 1972.

E’ senza dubbio questa la notizia scossone. Sulla prossima scheda elettorale per votare il sindaco di Crema potrebbe non esserci la falce e martello. Simbolo vetusto ma brand che ha sempre discreta presa sui cremaschi, visto che nel 2012 si era preso il 5,68 per cento dei voti. Un bel 868 voti per due seggi, che sono serviti anche a portarsi a casa l’assessore alla cultura, quella Paola Vailati lanciata nell’agone della politica cremasca per mettere una toppa all’affaire Corlazzoli che non è mai stata difesa ne da una parte ne dall’altra. Troppo distante dalla linea politica dell’amministrazione e troppo distante anche dal partito.

Che occasione persa quella di questi 5 anni per i rifondaroli. Due seggi in comune che hanno visto più sostituzioni che durante una partita amichevole della nazionale, un assessore mai sfruttato davvero, un alzare un po’ la voce per poi dire sempre sissignore alle cose poco gradite imposte dal Pd e dal sindaco. Mi chiedo quanto varrebbe adesso come adesso rifondazione da sola, quanto varrebbe ancora in coalizione.

Difficile che porti a casa ancora quel 5 quasi 6 per cento di 5 anni fa a meno che dopo il benedetto congresso non prenda una linea certa, con dei volti certi, con una idea certa e senza farsi venire in mente di presentare l’ennesima federazione di realtà da 0,qualcosa che rinuncino al brand storico, la falce e martello gialla su campo rosso, a favore di qualche nome lungo, qualche tono pastello e magari il chiamare la lista col nome di qualche oscuro politico turco, russo, greco, australiano… (ricordate Tzipras? Ecco).

Una cosa è certa. Era sembrato che prevalesse un certo tipo di linea. La nascita del periodico @sinistra diretto da Fausto Lazzari puntava in questa direzione. La sua nomina nel Cda del San Domenico pareva un’altra bella poltrona portata a casa da rifo. Ma esattamente come quella di assessore non hanno saputo sfruttarla appieno. Anzi sulle dimissioni di Lazzari è uscita anche la spaccatura interna con Renato Stanghellini, che è pur sempre il capogruppo in Sala degli Ostaggi, a dire una cosa e il direttivo a dirne un’altra.

Altro piccolo segnale sfuggito ai più. Ma perché per parlare di una delle sue battaglie storiche, lo stoccaggio di gas, il rifondarolo Enrico Duranti ha dovuto partecipare ad una conferenza stampa del Movimento 5 stelle a fianco di Danilo Toninelli? Una partecipazione che non era nota a tutti in via Cremona, ci dicono.

Emanuele Mandelli

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