L’intervista ad Enzo Rocco in occasione dell’uscita di Pasodoble, anno di grazia 1997, prima collaborazione con il sassofonista torinese Carlo Actis Dato è stata una delle mie prime interviste da collaboratore di Mondo Padano. Amo sempre ricordarla. Mi avevano detto una cosa tipo: “occhio che Rocco è un tipo strano”. In realtà io lo trovai immediatamente congegnale a come sono io. Vent’anni dopo mi ritrovo ad ascoltare il quarto parto di questa collaborazione, una delle tante ma forse quella che io amo di più. Ed è sempre un piacere scriverne.

Amo questa collaborazione non solo per il ricordo di quel me vent’anni più giovane che un po’ spaventato si accosta al maestro poi divenuto amico e che scopre un gran musicista che non si prende per nulla sul serio e per questo serissimo. Amo questa collaborazione perché la musica che Rocco e Actis Dato tirano fuori da una chitarra e un sax è un esplosione di follia dove allegramente sbattono dentro di tutto. Per comodità vengono catalogati come jazz. Ma dai. Ascoltate il disco, e se riuscite anche i precedenti, e vi accorgerete che ci sono dentro afflati di musica popolare, rock, rumore, melodie eteree, un sacco di follia. Non per nulla questo nuovo disco si intitola Noise from the Neighbours (qualcosa come rumore dal vicinato). Un disco edito dall’etichetta Setola di Maiale, ergo il mitico Stefano Giust da Pordenone.

Un disco che oggi assume anche una particolare valenza visto che il disco è un live registrato durante una serata particolare, lo scorso 6 febbraio 2016, in quel di Castelleone all’interno della sede dell’associazione Alice nella città, oggi che sappiamo che quell’esperienza così come è stata per quasi 10 anni va a terminare fa piacere sapere che lascerà dietro di se prodotti come questo. “Noi che di solito siamo abituati a prendere almeno tre aerei per fare un concerto”, ironizza Enzo, sottolineando quel legame di amore e odio che ha col territorio cremasco. Lui che da anni inscena la sua attività concertistica in mezzo mondo, possibilmente molto lontano, e a Crema non suona (quasi) mai, ma che a Crema ha lasciato il cuore appresso a cose come il Bottesini basso festival. Altra storia non apriamo troppi link.

Per dire a marzo un concerto del mitico duo sarà il momento di apertura dell’Euro jazz festival di Città del Messico, appunto per rimanere sul discorso dei tre aerei. Ma quindi come sono i 12 pezzi che compongono questo disco? Un esplosione di riferimenti dove al feedback rumoristico delle note basse del sax tenore di Actis Dato fa seguito una melodia che “maledizione dove l’ho sentita ma la conosco” e poi ancora una svisata che riporta al blues americano, un accordo che pare preso di peso dal metal più intransigente.

Lo dice anche la breve scheda di presentazione, di cui di solito me ne frego ampiamente:

“La comprensione artistica dei due globetrotter è vibrante e telepatica, la lingua è rigorosa, ma anche divertente e teatrale: un mix di jazz contemporaneo, libera improvvisazione e musica folk provenienti da tutto il mondo che rende così gustoso lo spettacolo del duetto strambo”,

traduzione a braccio mia.

Insomma un degno successore del già citato Pasodoble, di Paella & Norimaki del 2000 (che ho letteralmente consumato) e di Domestic Rehearsals del 2011. Un po’ di crediti, ovvio. Il disco come detto è stato registrato dal vivo il 6 febbraio del 2016. Enzo Rocco suona la chitarra elettrica, Carlo Actis Dato il sax tenore e baritono e il clarinetto basso. Ingegnere del suono Andrea Grandi, disegno grafico Giustappunto, produzione esecutiva Stefano Giust, distribuzione digitale www.cdbaby.com, il disco si trova su tutti gli store digitali: cdbaby.com, bandcamp.com, iTunes, Amazon,  Rhapsody, eMusic, Napster e tutti gli altri. I pezzi come detto sono 12: Atomico, Asperges, Briciole, Duro & Puro, Kumano, Visconte, Frottole, Setubal, Fango, Apolide, Taxfrei e Rumbabamba.

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Se proprio devo muovere una critica la copertina non mi piace. Il resto è come sempre da incorniciare.

Emanuele Mandelli

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