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Natale è alle porte, ergo questo è pure tempo di Guide enogastronomiche. Così nei giorni scorsi è uscita quella consacrata, firmata da L’Espresso, a … I Salumi d’Italia 2017: oltre 3000 schede di valutazione, 63 tipologie di salumi, 21 Dop, 19 Igp, 23 tipologie artigianali, 175 produttori recensiti: 23 le Eccellenze con 5 spilli.

Clamoroso a Crema: aristocratica (ce la tiriamo alla grande) capitale del Granducato del Tortello, cittadina autoreferenziale (limite paradossale), udite … udite, nella guida in oggetto, ebbene nessun salume cremasco è stato recensito, menzionato e inserito. Insomma, un bello smacco per una realtà che a parole, ecco vorrebbe fare del turismo gastronomico un vanto per attirare gente dalle nostre parti. Non trovate?

Ora, non che le guide siano una Bibbia da venerare, per carità nessuno sostiene questo, ma essere citati in una di queste pubblicazioni, beh un pochino di visibilità la regala. No? E … che senso ha avuto, allora, col senno di poi, attirare sulle cremasche rive del fiume Serio, iniziativa privata reclamizzata giustamente dall’amministrazione, fior di giornalisti e blogger enogastronomici se poi escono “agende” alimentari e nessuno si fila il salame Cremasco e il Cotechino?

Così proprio non va, urge cambiare rotta in termini di marketing, promozione del territorio politica estera, si perché altrimenti opportunità tipo “Crema Città Europea per lo Sport” rischiano di rivelarsi passerella per pochi, fine a sé stessa.

Cosa bisognerebbe fare da subito? Innanzitutto attivarsi in modo che salame, cotechino e tortelli (altrimenti un Tortello e le due Tortellate ci seppelliranno) se non Dop, quantomeno diventino Igp. E da qui, coinvolgendo straordinari ambasciatrici e ambasciatori gastronomici del calibro di Roberta Schira, Antonio Bonetti, Stefano Fagioli, Carlo Alberto Vailati, (e soci), Luca Bandirali, Delfina Piana e gli organizzatori delle kermesse, manifestazioni di un certo spessore, Imondicarta, il Bontà di Cremona e I Manifesti, senza trascurare le associazioni di categoria … lavorare per esportare ulteriormente il Made in Crema oltre le mura.

Stefano Mauri

 

 

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