Mi raccomando la location, ché non voglio avere rogne. Grotta o capanna? Meglio la grotta? Forse sì, così la scenografia con i pastori sembrerà più realistica. Ma va di moda la capanna. Frega niente, il regista sono io! Le pecore? Saranno ben cazzi loro! Mettetele attorno all’ingresso della grotta a mo’ di riscaldamento esterno, ché per quello interno ci pensano il bue e l’asinello. Non vi scordate la mangiatoia con il fieno, ché serve anche dopo, allo scoccare della mezzanotte. Come sarebbe a dire perché? Testa di rapanello! Siccome la nascita è lì per lì, ma avviene rigorosamente né prima né dopo, si prende un po’ paglia dalla mangiatoia e la si mette nell’apposita culla destinata al nascente, che nel frattempo i pastori (sempre lì a fare un cazzo!) avranno costruito alla maniera di una branda in miniatura ma come quella dei soldati (signora Maria, per piacere, il Permaflex non è ancora stato inventato). Giuseppe chi? Ah, il papà! Lo mettiamo lì di fianco… Sì, lì va bene. E siamo a posto.
E i Re Magi?
Ma quelli arrivano più tardi, e quando sarà il momento facciamo un po’ di spazio. Che cazzo ci vuole?
Mormorìo pastorale: “Un po’ più tardi… quanto?”
Mah, di solito arrivano all’Epifania…
“E secondo te per fare le foto dobbiamo star qui fino al 6 gennaio?”
A Gesù, che ancora non era nato, cominciarono a girare le balle: “La prossima volta nasco alla clinica Mangiagalli.”
Beppe Cerutti