Purtroppo questo bilancio è il prodotto degli effetti della controriforma liberista degli enti locali che ha messo in difficoltà chiunque si impegna nel difficile compito di amministrare, questo a causa dei giganteschi tagli governativi ai trasferimenti (oltre 45 miliardi dal 2009 al 2016 in piena continuità fra Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) e ad assurdi pareggi di bilancio e patti di stabilità. Questo, per noi, è il tentativo di far perdere ogni ruolo ai consigli comunali , che sono espressione delle cittadine e dei cittadini, mettendo in discussione il ruolo dei Comuni come enti di prossimità più vicini ai bisogni delle popolazioni e dei territori, capaci di garantire diritti e servizi a tutti.

Nonostante questo nel bilancio si nota un pregevole impegno su diverse problematiche a noi care. Il mettere un cospicuo budget per quanto riguarda la parte dei servizi sociali. Dare priorità ai cittadini più deboli e fragili donandogli dignità e serenità. Proseguire sulla manutenzione degli edifici scolastici per mettere in sicurezza gli stabili. Così come la riqualificazione di spazi pubblici e del patrimonio artistico dei vari quartieri della città. Ma anche come la creazione di percorsi ciclo pedonali e la valorizzazione di ambienti naturali

Troviamo che si sia dato il giusto peso alla crescita della cultura nella città dando attenzione a tutte le età e orientamenti. Ma le risorse sono sottodimensionate per un’offerta culturale trasversale ai vari settori: Welfare, diritti, partecipazione, sportello giovani, sociale. Il progetto ambizioso sulle infrastrutture legate alla libertà di movimento sostenibile attraverso ferro, mezzi elettrici, collettivi e bici è un tentativo di dare delle risposte alle richieste di mobilità sostenibile anche se ci sono molte incognite sul finanziamento. Rifondazione Comunista su questi aspetti non può che apprezzare l’impegno di questa amministrazione ma nel documento di programmazione fornitoci vi sono, nella lista di valori che si vuole promuovere affermazioni che in questi anni ci hanno visto in netto disaccordo.

Siamo a ribadire la nostra fortissima critica al percorso di privatizzazione ed esternalizzazione delle partecipate che rende vano un reale ruolo di capofila del cremasco da parte del comune di Crema oramai privo del controllo e quindi della capacità di indirizzo delle società che forniscono servizi essenziali alla cittadinanza. Il tutto dovuto a scelte politiche non condivisibili perseguite da cattivi amministratori messi a gestire queste aziende più per realizzare politiche suicide che per competenze specifiche.

Anche il calcolo prettamente matematico dei minori debiti e maggiori investimenti che questa operazione apporterebbe ci lascia a dir poco perplessi, infatti molti debiti contratti in passato, come per esempio sulla piscina, restano in capo al comune di Crema e non al nuovo gestore e anche i promessi investimenti spesso si tramutano in mere promesse ancora non sicuri di vedere la luce, come per parcometri, e illuminazione. Vedere società costruite negli scorsi decenni con grandi sacrifici e soldi pubblici, venire quasi regalate ai privati, che hanno come primo obbiettivo i profitti e non certo, l’economicità e l’attenzione alle esigenze sociali, dimostra che non vi è stata una volontà di gestione pubblica.

E sempre nel documento di programmazione la voce “Valorizzare e sollecitare la partecipazione e la cittadinanza attiva” ci fa domandare se questa affermazione dell’amministrazione sia solo una vuota enunciazione di principi o cos’altro. Noi infatti in più riprese abbiamo sollecitato l’amministrazione ad avviare almeno a livello sperimentale, cominciando da un quartiere, dei percorsi di bilancio partecipativo, peraltro già oggetto di diversi approfondimenti e proposte nelle apposite commissioni comunali. In 5 anni di mandato, purtroppo, registriamo un nulla di fatto quindi siamo a proporre in modo costruttivo e non come mera enunciazione di vuoti intenti, un reale impegno nel rendere effettivi percorsi di bilancio partecipativo partendo proprio dai già avanzati lavori effettuati dalle commissioni.

Anche l’alienazione degli stabili, per fare cassa, senza prima verificare un loro utilizzo come spazio pubblico, ai fini di creare luoghi di socializzazione, attraverso bandi rivolti alla realizzazione di progetti con fini specifici.  Ad esempio la scuola materna non più in uso dei Sabbioni non potrebbe diventare una “casa per le donne”? esperienza diffusa in molte città Italiane, che vede una grande partecipazione di molti cittadini, o una casa della cultura oppure una casa delle associazioni. Per quanto sopra detto e con le nostre sostanziali differenze siamo ad approvare questo ultimo bilancio di questa amministrazione che ci ha visti coinvolti con molta sofferenza.

 

 Lucia Piloni – Capogruppo per Rifondazione Comunista, Federazione della Sinistra

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