La seconda sera è sempre la più dura. La prima sei curioso, dalla terza iniziano le cover e le eliminazioni, poi arriva il weekend. Ma la seconda sera di Sanremo è la più dura. Il festival iper nazionalpopolare è sempre più spettacolo edulcorato e sempre meno canzoni. L’unica canzone decente che ho sentito è stata la prima. Tipo all’alba della serata, prima delle sigla dell’Eurovisione.

Appare una capellona con la chitarra elettrica e canta una canzone che quantomeno supera le 60 battute al minuto da coma delle altre canzoni in gara. Categoria giovani: e Marianne Mirage, titolo: Le canzoni fanno male. Eliminata, secca. Ma sui social impazza, è bella e affasciante e la canzone piace. Cercherò il disco. Poi è narcolessia. Twitto in maniera compulsiva fino alle 22. Glisso con i commenti sullo stacanovista di Catania Salvatore Nicotra, mai un assenza in 40 anni. Anche se l’amica Cosetta cerca di “provocarmi” su Facebook. Che vuoi digli? Sono i fenomeni da baraccone del festival.

Mancano operai in sciopero, suicidi in balconata, contestazioni, pubblico incazzato, annunci di morti e sequestri in diretta. Carloconti, scritto tutto assieme, edulcora, quieta, calma, è una bella valeriana abbronzata. Mancano anche le tette. Tocca aspettare Giorgia in tarda serata, dopo che mi sono risvegliato, per vedere una scena un po’ hot. Non ha tette il vestito stile asciugamano tende a cadere e se lo tira su. Sbarazzino e sexy. Poco più.

E Robbie Williams che mette la lingua in bocca a Queen Mary? Siparietto simpatico. Già ma le canzoni? Non pervenute. Masini hipster rappa e spara banalità, Gigi D’Alessio mi fa pensare alla Tatangelo, Zarrillo non lo sento (per ora), mi fa alzare un sopracciglio Barry White, pardon Sergio Sylvestre mi riaddormento di schianto e mi sveglio alle 2.20 che è già andato anche il Dopofestival. Su Radio 2 c’è Zarrillo con una band e una solida chitarra elettrica che canta La notte dei pensieri, cazzo mi pare quasi una bella canzone. Ricrollo.

Emanuele Mandelli

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