Ho voluto attendere qualche ora prima di rispondere al commento fatto da Luca Grossi inerente al fine vita. L’ho fatto per fare spazio alla ragione e lasciare parzialmente da parte la rabbia. Il suo intervento, formalmente così educato e civile, contiene in sé i germi di una superiorità morale intollerabile e spocchiosa. Insinuare l’idea che chi non crede in Dio, chi sceglie una strada differente a quella intrapresa dalla signora Carmela e da altri pazienti possa non avere un’idea alta della vita mostra un disprezzo per concezioni differenti che è francamente viscido ed inaccettabile. Diciamo intanto che il problema non è morale: quella lasciamola ai moralizzatori come Mario Adinolfi, capaci di pontificare virtù dalle quali lui per primo rifugge. E nemmeno di pietas, che riguarda solo i preti e i cantautori genovesi. Qui dottore si tratta di un problema etico.

E l’etica non può essere imposta da un qualche ente superiore assolutista. L’etica è personale ed al massimo condivisa. Posi per qualche giorno il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa e prenda in mano Spinoza, le gioverà. Le situazioni che lei cita sono tutte intrise di una drammaticità che meriterebbe maggior rispetto, quale che sia la scelta del malato. Nessuno le chiede di accompagnare alla morte un suo paziente, si sa bene che in questa italietta provinciale e vaticana voi medici obiettate per molto meno, come è vostro diritto. Così come è stato diritto di Fabiano scegliere di andarsene, imprigionato com’era in un corpo che non sentiva più suo. Nè i medici, né i preti né lo stesso Dio possono decidere di una cosa così intima e personale. Lo stesso dicasi per la signora Carmela, che ha scelto di andare avanti nelle cure fino alla fine.

La delicatezza del tema ci porta al vero ed unico punto politico da trattare, ovverosia la discussione sulla legge del fine vita. Pretendere di avere una legge che regoli l’eutanasia o il suicidio assistito è una follia senza senso, che non tiene in minima considerazione le condizioni personali di ogni paziente; la legge di per sé è uno strumento totalizzante, totalmente incapace di coprire lo spettro del libero arbitrio di ognuno di noi. Direi anzi che la legge è nemica prima del libero arbitrio. Quindi che lo Stato faccia un passo indietro, cassando la vergognosa legislazione esistente senza proporne un’altra e consentendo realmente la libera scelta ad ogni individuo senza che nessuno venga criminalizzato o crocefisso. Dottore, lei si professa cattolico e cita una dottrina scritta dagli uomini, ma dimentica che lo stesso Cristo (e qui entro in una narrazione che non mi appartiene), in quanto figlio di Dio, poteva evitare la morte, ma scelse in coscienza di morire, sacrificandosi per liberare gli uomini. E questa stessa libertà è stata utilizzata tanto dalla signora Carmela quanto da DJ Fabo.

Se davanti alla scelta estrema di voler vivere o morire si ergono la legge, la morale, l’assolutismo cristiano a condannare una via a favore dell’altra, queste libertà di cui tutti andiamo vagheggiando sono ancora molto lontane dall’essere ottenute. Si informi dottore di quante morti e di quanta violenza il movimento Pro Life è responsabile; uccisioni di ginecologi che praticavano l’interruzione di gravidanza nei civili Stati Uniti, continue connivenze con le più brutali aggressioni dell’estrema destra ai danni di chi la pensa diversamente sul fine vita. Si informi e provi a sentirsi corresponsabile di tutte queste violenze. Provi a sentirsi responsabile del fatto che sta difendendo una concezione religiosa che oggi pare traboccare amore e pietà, ma che si è costruita e fortificata con i peggiori massacri che la storia ricordi; è questo il rispetto della vita che avete? Potrei continuare ancora, ma preferisco salutarla, senza nessuna stima ma anzi con un sincero disprezzo, sentimento peccaminoso che lei sicuramente mi aiuterà a mondare con le sue preghiere.

Luca Filisetti

Il pezzo è apparso come commento sulla pagina Facebbok di Sussu al pezzo citato, l'abbiamo ripreso con l'ok dell'autore per l'ottimo contributo al dibattito
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