L’aver causato la morte di una piantina di basilico per negligenza (vedi Short story n° 7: “Alter Ego”), aveva generato nel suo animo sentimenti contrastanti, dove prevalevano gli atti d’accusa rispetto a balbettanti giustificazioni d’inesperienza che ricalcavano l’usurata formula dell’incapacità d’intendere e di volere. In altre parole, infermità mentale. Un espediente che gli appariva meschino di fronte all’urlo disperato del basilico morente, perché soffocato da un quintale di concime chimico. Tutto ciò gli aveva lacerato la coscienza.
Doveva espiare.
Gli venne incontro “Il prontuario del pollice verde”, edizione sconosciuta, pochi centesimi a un banco di libri usati. Un testo sintetico, in cui si accennava anche alla possibilità di stabilire un rapporto immediato con la verzura tramite il dialogo: la si innaffia, se necessario la si pota, altrimenti le si fa la permanente ma nel frattempo si favella con linguaggio suadente badando, se il caso lo richiede, a non lesinare complimenti: “Ma va che bella che sei, che belle foglie che hai messo, che profumo inebriante”, eccetera. Insomma, roba da ruffiani. Con sommo stupore scoprì che la cosa funzionava. Il nuovo basilico si schermiva ma intanto montava arie come se gli avessero messo in testa una feluca d’ammiraglio.
Ben presto però si presentò un problema e non al basilico, che in veste marinara navigava alla grande. Nossignori: il problema riguardava il novello coltivatore diretto che, poveretto, era timido e arrossiva come un collegiale ogni qual volta qualcuno lo sorprendeva a complimentarsi con la pianticella. L’idea di passare per matto lo sgomentava, ma ancor di più l’atterriva la constatazione dell’inutilità della conversazione gestuale verso le tenere e profumate foglioline: con loro poteva parlare solo in viva voce, di notte e sempre munito di torcia elettrica e brocca d’acqua.
Alla lunga, uno stato di cose insostenibile. Bisognava assolutamente trovare una soluzione. Chiese conforto anche all’informatica e, dai e dai e ridai, gli venne in mente la telepatia: studiò la materia talmente bene in tutti i suoi aspetti che gli si aprirono nuovi canali di comunicazione. Soprattutto con i satelliti meteorologici e non solo, ai quali chiedeva consigli e, da profano, suggeriva ipotetiche soluzioni affinché la sua piantina di basilico potesse crescere rigogliosa e resistente anche alle inclemenze dell’inverno.
Facile immaginare quello che accadde alcuni anni più tardi: l’Amazzonia si modificò geneticamente e i pinoli sostituirono l’oro nelle riserve strategiche e plutocratiche delle banche centrali.
Beppe Cerutti