L’atmosfera sullo stadio Platz di Praga è plumbea. Sono le tre del pomeriggio ma sembrano le 8 di sera. Un temporale incombe nero nel cielo della capitale Cecoslovacca. A qualche centinaio di chilometri da qui la Ferrari di Giannino Marzotto e Marco Crosara sta vincendo l’edizione numero venti della Mille Miglia. Ieri la rivista Nature ha pubblicato uno studio sconvolgente di James Watson e Francis Crick che per la prima volta ipotizzano la struttura a doppia elica del Dna. Insomma la storia si fa ben lontano dallo stadio Platz di Praga.
E’ la quinta gara della Coppa Internazionale, uno competizione minore per nazionali. Roba scordata negli anni ’50. Già perché oggi è domenica 26 aprile del 1953. Sotto questo cielo plumbeo sta per scendere in campo la nazionale Italiana. Una partita che non conta quasi nulla con la Cecoslovacchia. L’unica partita in maglia azzurra di Bruno Mazza.
Il cremasco è alla seconda stagione nell’Inter e mai si sarebbe aspettato di essere chiamato in nazionale. E’ una nazionale strana quella del 1953. Ha due allenatori. Un mito e un braccio esecutivo. Il mito si chiama Peppino Meazza e il braccio esecutivo Piercarlo Beretta. Chi dei due ha voluto Mazza in nazionale? Non lo sappiamo. Non passa un grande momento la nazionale. Il prossimo anno ai mondiali in Svizzera uscirà al primo turno. E’ un momento di passaggio. I due allenatori staranno sulla panchina poco più di un anno. Beretta di fatto è un imprenditore. Meazza un ex grande del calcio.
E Mazza? Il buon Bruno ha giocato a Crema nel Crema fino al 1948. Poi di botto la sua carriera agonistica è decollata. Si era capito che non era male Ma la parentesi al Milan aveva fruttato zero presenze. Ma il Genoa per lui aveva dato ben due giocatori Alfredo Bargagliotti e Vittorio Ghiandi ed era finito in serie A. Oggi sarà in campo a fianco di miti del pallone e di altri gregari che come lui spariranno dal radar della nazionale in un battibaleno.
Ci sono Boniperti e Cervato, Magnini e Rosetta, Nesti e Cervellati. Nomi d’altri tempi e giocatori d’altri tempi. Tempi in cui eri il numero che portavi sulle spalle. Mazza scende in campo con il numero 8. Centrocampo. Dietro al trio d’attacco con Boniperti a fare da centroavanti. Ma la partita sotto quel cielo plumbeo sarà di una noia mortale per quasi ottanta minuti. Poi due fiammate della Cecoslovacchia, al 79 e 82.
Una doppietta di Pazicky e tutti a casa. Una partita che non si ricorda nessuno. Giusto gli annali della nazionale, per le statistiche. Ma Bruno la ricordò fino al 25 luglio del 2012. Ogni tanto la raccontava, l’emozione della maglia azzurra. Un ricordo che andava oltre le 206 presenze in serie A, le 33 reti nel massimo campionato. Tornerà a Crema. Nel 1961 fa l’allenatore e giocatore del Crema assieme a Giuseppe Della Frera. Esonerato il 10 dicembre dello stesso anno. Sparirà dal calcio e dai ricordi della città per oltre 50 anni. E’ morto nella sua casa a Milano nel 2012 a 88 anni.