Intervento letto prima della proiezione del secondo film della rassegna Nero ’70 di Amenic Cinema
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La settimana scorsa abbiamo introdotto il concetto di film di genere. Cioè l’ottica tutta Italiana nata a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 di estremizzare, e degenerare, i filoni che andavano di moda nel cinema hollywoodiano per portarli sugli schermi italiani. Ma è possibile anche ribaltare il concetto. Ma andiamo con ordine.
C’è un genere che universalmente si pensa nato negli Stati Uniti nel 1978 con Halloween la notte delle streghe, primo film della fortunata serie dedicata alla festa americana che ha avuto negli anni 7 seguiti ed ha ispirato culturalmente nei posti più disparati, si pensi che il gruppo power metal tedesco Helloween aprirà il primo mini-lp con la canzoncina Happy Happy halloween di Halloween III il signore della notte. Ma non divaghiamo. Dicevamo di Halloween la notte delle streghe, film a basso costo girato da un giovane John Carpenter come terzo film, appena dopo lo stupendo Distretto 13 le brigate della morte e ben prima di diventare il regista di genere statunitense per eccellenza, prima dell’arrivo di Quentin Tarantino si intende.
Ecco quel film viene etichettato come capostipite del filone slasher. Traduciamo. To slash in inglese vuol dire ferire profondamente con un arma affilata. La struttura di questo tipo di film è sempre la stessa. Un gruppo di persone, possibilmente giovani ed arrapate, chiuse in un luogo claustrofobico e un maniaco che le ammazza ad una ad una. Spesso mentre si stanno avvicinando o si stanno svolgendo momenti di sesso. Si sa, gli americani tendono a mettere il sesso su uno strano piano. Scopi e sei giovane? Lo fai solo per divertimento? Sentiti in colpa e verrai punito.
In realtà gli stilemi del genere sono nati in Italia dove già negli anni ’70 si facevano film che la critica definiva bassa macelleria. Un termine inventato per etichettare la filmografia di Lucio Fulci, che guarda caso vedremo la prossima settimana con un film forse tra i meno cruenti ma più tesi della sua carriera. Ci sono ben due film che prima di Halloween hanno messo le basi per il genere slasher. Escono entrambe nel 1971. Un si intitola La bestia uccide a sangue freddo ed è di Fernando di Leo, che diverrà famoso poi con la trilogia ispirata ai noir di Giorgio Scerbanenco: Milano calibro 9, La mala ordina e Il boss.
L’altro si intitola Reazione a catena ed è di uno dei più grandi maestri del degenere italiano Mario Bava. Ed è il film che vedremo stasera.
Ma prima di dire qualcosa sulla pellicola vediamo che cosa ha ispirato e dove è arrivato il genere slasher. Ecco qualche titolo: Il giorno di San Valentino, Nightmare dal profondo della notte di Wes Craven (per cui il personaggio forse più famoso dei film horror Freddy Krugher), Venerdì 13 altra saga infinita, Phenomena, Scream di Wes Craven, A prova di morte di Quentin Tarantino. Ma tornando un po’ indietro anche Non aprite quella porta. Come vedete lo slasher racchiude in se alcuni dei film horror più famosi di sempre e praticamente tutte le grandi saghe.
Il perché è presto spiegato. Nel genere vengono allegramente mischiati elementi che attraggono la pancia del pubblico. Sessualità e sangue. Quasi tutti i teen movie sono slasher, la classica bella fanciulla scosciata che urla spaventata inseguita dal mostro, stilema demolito in Scary Movie, che nel 2000 ha dato il via ad una contro saga, quella della parodia dei generi horror più conosciuti partendo proprio dallo slasher.
Nel film di Mario Bava non ci sono i teenager scosciati ma sensualità, anche un po’ malata, a palate. Ma non anticipo nulla della trama, se non che alcune scene di alcuni omicidi, ce ne sono tanti e c’è tanto sangue, vi ricorderanno quelle di altri omicidi celebri dei film succitati.
E’ uno degli ultimi film del maestro. Uno di quelli di cui si dichiarò più soddisfatto per aver potuto lavorare in totale libertà. Gli effetti speciali sono credibilissimi, opera di Carlo Rambaldi, quello che si è inventato ET, e nel film collabora anche il figlio di Mario Bava, Lamberto, che a sua volta diverrà regista horror, come Mario era figlio di Eugenio Bava. Una dinastia.
Uscito l’8 settembre del 1971 è stato definito da Nocturno, la rivista di riferimento degli appassionati dei film di genere, “il marxsismo secondo Bava” per quanto è estremo.
E si che Bava di film di culto ne ha girati parecchi. Quasi tutti i suoi 24 film, girati tra il 1960 ed il 1977, sono diventati oggetto di venerazione. Come tanti a quel tempo Bava saltava agilmente da un genere all’altro. Cosa che oggi non fa più nessuno. Nella rassegna di 4 anni fa dedicata ai poliziotteschi venne proiettato Cani Arrabbiati, il film del 1974 che ha ispirato le Iene di Tarantino.
Il suo film del 1963 I tre volti della paura, che ha come titolo internazionale Black Sabbath, ha ispirato il nome alla più famosa e longeva band heavy metal e hard rock. L’esordio, La maschera del demonio del 1960, è considerato il primo horror gotico italiano. La ragazza che sapeva troppo, citato anche la scorsa settimana, inventò nel 1962 il genere del giallo all’italiana.
Terrore dallo spazio del 1965 è forse il più bel film di fantascienza italiano e ispirò niente meno che il Kubrick di 2001 odissea nello spazio. Canzonò i film di 007 con Le spie vengono dal semifreddo inventando in genere parodistico nel 1966, portò sullo schermo Diabolik nel 1968. Insomma un grande maestro.
Uno che con mio grande dispiacere non si è mai cimentato nel genere zombesco che io adoro. Ma questa è un’altra storia.