Indubbiamente il momento politico è di assoluto rilievo nella storia del nostro Paese. Il presidente della repubblica ha conferito a Matteo Renzi l’incarico di formare il nuovo governo. L’ormai ex sindaco di Firenze, nonché segretario del Partito Democratico eletto attraverso una consultazione di carattere popolare, rappresenta una novità, se non altro per l’età: ha 39 anni. Il più giovane in assoluto chiamato a tanto impegnativo compito.
Ebbene, noi scettici, ci sentiamo un po’ come quei genitori che, cedendo alle pressioni del figlio spericolato, si lasciano convincere a regalargli il primo motorino, vivendo poi interminabili notti insonne (soprattutto d’estate) perché il ragazzo non è ancora rientrato:“Mario, sono già le tre, sarà mica successo qualcosa?!”
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Al giovin fiorentino non gli è proprio riuscito di tener la bocca chiusa e ne ha sparata un’altra di quelle che più grosse non si può: “Faremo una riforma al mese.” Vero è che una battuta di spirito allo sbarbatello gliela possiamo pure concedere, un po’ meno a un presidente del Consiglio incaricato che, per inciso, alle spalle non ha una maggioranza bulgara ma l’esatto contrario. Se già chiede tempo per la formazione ministeriale (il che vuol dire che i papabili ci vanno con i piedi di piombo) figuriamoci quando si tratterà di affrontare temi quali il lavoro, il fisco, la legge elettorale, lo snellimento della burocrazia e via elencando.
Almeno in questa significativa occasione, avremmo preferito un dignitoso silenzio.