Quali che siano i rapporti tra vita e scrittura, tra urgenze della cronaca e creazione letteraria, non c’è dubbio che la voce di Alda Merini abbia saputo, come poche altre, investire di passione l’esistenza e riempire di vita le parole secondo un movimento che lega insieme – in maniera inscindibile – realtà e sogno, fantasmi poetici e riscontri biografici. Da qui partono le difficoltà, ma anche le seduzioni, per qualsiasi accostamento critico ai testi della poetessa milanese che non voglia cadere nel facile biografismo, nel referto di una vicenda umana segnata dalla follia, oppure nelle suggestioni di una poesia che pare assorbire, nel mito o nel mistero, l’esistenza e la parola che la ospitano.

Una produzione, quella della Merini, che sembra addirittura attingere a una dimensione oracolare, sacra della parola e del canto.

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Lorena Martinelli

Rubrica in collaborazione con il contenitore officinale d'arte Ottostorto

 

 

 

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