Per qualche settimana Peter Greenaway si è trasferito in Messico, dove ha lavorato al suo nuovo film, ispirato a Que viva Mexico!, l’opera di Ejzenštejn girata tra il 1931 e il 1932 (rimasta incompiuta). Si tratta di un omaggio quasi naturale, per Greenaway. Che, sin dagli anni giovanili, ha guardato con ammirazione al regista de La corazzata Potëmkin, il quale, nei suoi scritti teorici, aveva spesso sottolineato la necessità di individuare connessioni tra territori linguistici poco contigui. Pur tenendo conto delle differenze tra i vari media, secondo Ejzenštejn, occorre far affiorare geografie mobili, all’interno delle quali pratiche diverse possano continuarsi. In questo orizzonte, il cinema va pensato come lo «stadio contemporaneo della pittura».

Vincenzo Trione


Per leggere il resto dell'articolo vai su Ottostorto. Clicca QUI
(Visited 86 times, 3 visits today)