Milano, ore 9 Insegnanti svogliati, studenti disorientati, genitori disinteressati: questa la situazione tipica di una scuola italiana. Le facce stanche e le fotocopiatrici spente potrebbero sembrare dettagli di poco conto, in una scuola normale non ci si farebbe nemmeno caso. Ma basta uno sguardo attento per notare sempre più problemi, tanto profondi e radicati da far giungere all’idea che l’intero sistema scolastico sta attraversando un periodo
di profonda crisi: una crisi di valori e contenuti, una crisi d’identità, una crisi
economica e sociale.
I problemi sono innumerevoli: la mancanza di tempo, fondi e personale limita enormemente il lavoro dei docenti e, di conseguenza, l’apprendimento degli alunni; alunni che dovrebbero trovarsi al centro delle attenzioni di questo sistema, ma che al giorno d’oggi non hanno più nemmeno idea dello scopo ultimo del sistema stesso. Insufficientemente educati da genitori troppo abbagliati dalla frenesia del consumismo, i moderni studenti non trovano
negli insegnanti le figure di educatori di cui avrebbero bisogno e non maturano la propria consapevolezza rispetto ai valori fondamentali della vita.
Si ha come risultato che sia coloro che dovrebbero istruire, sia coloro che dovrebbero apprendere hanno una scarsa motivazione allo svolgere il proprio compito e partecipano in modo svogliato e indifferente alla decadenza di una fondamentale istituzione.
Non c’è da stupirsi, poi, se sui volti di chi si trova a scuola manca completamente quell’entusiasmo che dovrebbe pervadere chi è consapevole di avere la possibilità di imparare per il proprio futuro o di insegnarlo ad altri.
E non c’è da stupirsi nemmeno se dopo decenni passati in questa situazione, anche le figure più autorevoli del sistema risultano incompetenti e disorganizzate. Tutto questo circondati da un paese che ha anche numerosi altri difetti e in cui ci sarebbe particolarmente bisogno di una nuova generazione culturalmente preparata ed informata dei fatti. Notizie come, ad esempio, il rapporto OCSE del 2013 che mostra l’Italia in ballottaggio con la Spagna per il triste ultimo posto nella classifica delle competenze linguistico-matematiche.
Si tratta anche in questo caso del risultato di
una scuola gravemente danneggiata dalle riforme e troppo fossilizzata su metodi di insegnamento ed argomenti ormai appartenenti al passato. Di certo le strumentazioni e i libri di testo del programma italiano non aiutano ad innescare questo processo di modernizzazione più che necessario, ma la causa principale va ancora una volta ricercata negli insegnanti poco convinti e negli studenti. Ci si è abituati a questo sistema inefficiente, che non premia il merito e che non si evolve: non c’è voglia di progresso.
C’è comunque chi ritiene che ancora oggi la scuola abbia un ruolo importante di formazione in vista di un successivo impiego ed è senz’altro vero che un miglior titolo di studio offre la possibilità di accedere più facilmente al mondo del lavoro, ma i dati italiani sono in peggioramento sia in campo economico sia dal punto di vista della qualità dell’istruzione popolare.
Il nostro Paese sta vivendo un periodo di grave recessione, trascinato verso il fondo dal suo stesso sistema scolastico. Ed è proprio su quest’ultimo che è necessario intervenire con provvedimenti politici, ma soprattutto restituendo credibilità, obbiettivi e valori a questa istituzione fondamentale per lo sviluppo di una nazione e, in generale, dell’intera razza umana.
Eldar Erinaldi Stringhi