Ti ricordi? Il muro opaco con le vecchie scritte volgari e infantili? E la bambina sulle corde penzolanti in mezzo ai rami delle viti ornate da vipere, che giocava con la sua anima mesteña*.
La stanza sovietica segreta e i suini incrostati di sangue lercio appesi nel giardino fruttuoso? Sento in arretrato e odoro ancora il profumo di carne viva,scruto dentro tutti quei ricordi che abbiamo corroso nei falò davanti alla casa rosa.
E tutti quei soffioni che si sono impadroniti dei miei sogni portandoli in cima tra le montagne gloriose dei Balcani. Credendomi alquanto forte da scalarle e riprendermeli. Lì la mia altalena sta ancora oscillando ho ucciso quella bambina mocciosa che c’è in me, ora è la mia nemica immaginaria, gioca con i serpenti e gli arbusti dei lamponi.
Abbiamo tumulato tutti i nostri rimpianti nelle scatole nascondendoli dietro la parola ricordo, sigillandoli nella stanza Sovietica. Ora giacciono i cadaveri minuti dei “ricordi” nella stanza segreta tra la zenith senza un fotografo e la fisarmonica bordeaux senza una melodia. Cosa succederebbe se un giorno la luce brillante e soffice si spostasse dalla casa rosa?
Lasciandola sotto una tempesta nera… Cosa succederebbe se le scale storte si trasformassero nel sentiero per la morte?
Ariya Karatas
- Foto di Isabella Pozzali
* mesteña= deriva dallo spagnolo mesteño (o mestengo come si dice in Messico), che significa non domato. (I mustang IN INGLESE sono una popolazione EQUINA)