“Lo scorso 25 settembre la tela di 𝐆𝐚𝐞𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐏𝐫𝐞𝐯𝐢𝐚𝐭𝐢, 𝐺𝑙𝑖 𝑜𝑠𝑡𝑎𝑔𝑔𝑖 𝑑𝑖 𝐶𝑟𝑒𝑚𝑎, di proprietà della Pinacoteca di Brera, ma in deposito presso il Museo Civico di Crema e del Cremasco dal 1961, è stata sottoposta ad analisi non invasive che faranno da supporto a uno studio specifico sull’opera condotto dalla dottoressa Elisabetta Staudacher (responsabile dell’Archivio storico della Permanente di Milano) con la collaborazione del dottor Alessandro Barbieri (nostro conservatore). Il fine vuole essere quello di una pubblicazione monografica che meglio valorizzi l’opera che rappresenta uno degli episodi più noti, simbolici e cruenti della storia di Crema: l’assedio della città messo in atto dall’imperatore Federico Barbarossa tra il 1159 e il 1160.
Le indagini, effettuate dal Laboratorio di analisi di Thierry Radelet, sono consistite in fluorescenza ultravioletta, infrarosso falso-colore, infrarosso bianco-nero, radiografia digitale e fluorescenza a raggi X”.

Così postarono quelli del centro museale Sant’Agostino di Crema. Ebbene, il museo cremasco, col suo complesso architettonico meraviglioso, con la sala degli Affreschi di Pietro da Cemmo, beh è un tesoro da scoprire. Quest’ultima in particolare, è la sede dell’antico refettorio del convento, interamente affrescato nel 1507 appunto da Giovan Pietro da Cemmo e dai suoi allievi, con grandi scene della Crocifissione e dell’Ultima Cena, lunette di spiccato sapore didascalico e celebrativo, rappresentazioni di Santi, Beati e dottori Agostiniani e ventiquattro tondi monocromi con Storie e Re biblici.
Attualmente la sala viene utilizzata come spazio per le conferenze. Nell’ex refettorio è inoltre esposta la sinopia de L’Ultima cena, che è così messa in diretto rapporto (quasi in dialogo, si potrebbe dire) con l’affresco di cui la sinopia rappresenta la fase preparatoria. La sinopia è infatti il disegno preliminare che l’artista eseguiva dopo aver realizzato sulla parete l’arriccio; sulla sinopia veniva poi steso l’ultimo strano di intonaco, su cui si realizzava l’opera vera e propria. Le sinopie cremasche (oltre a quella raffigurante L’Ultima cena il Museo conserva anche le tre che compongono La crocefissione, l’altra grande scena che domina le pareti della sala da Cemmo) sono state staccate dal loro supporto originale e collocate su tela nel 1973: nel 1971, infatti, per procedere al restauro degli affreschi, si era provveduto a togliere questi ultimi dalle pareti, a restaurarli e, prima di ricollocarli, si era appunto provveduto ad operare lo strappo delle sinopie. Insomma, “L’Ultima Cena” del Granducato del Tortello è un gioiello da Chapeau!

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