“Ricetta: cotiche, musetto, piedini, coda, ganascini di manzo, fagioli con l’occhio, sedano, carote, cipolle, prezzemolo, concentrato di pomodoro o pelati o pomodori maturi, sale, pepe poco. Tempo tanto tempo, cottura lunga e due giorni di amalgama …mazzetto di aromi ….
Mi ricordo da bambino che nell’ osteria di famiglia e in tutte le osterie del paese, eh sì erano tante allora le osterie, si faceva a gara per farli migliori dell’ altra. Avventori, che dalle 5 del mattino, che coincidenza con i futuri giorni del Covid e le imposizioni governative, iniziavano il loro giro di assaggi. I fasulin cun li cudeghi, erano offerti dall’ osteria, si pagava solo il vino e che vino, servito in scodelle di ceramica porcellanata bianca, vin Rus ma cun na scioma rusa che lasciava la macia bela viola, e poi i fasulin i rivava Fumanti e conditi con una cucchiaiata, no due cucchiaiate di grana padano, era gratis e allora anche tre cuciarade . Ah poi Pan biscotto o una pagnotta croccante appena sfornata …che bontà ! I fasulin cun le cudeghe non si pagavano e che goduria…di soldi non ce n’ erano e la fame c’ era eccome e voglia di scaldarsi e di stare insieme. Era una settimana che si aspettava quel giorno …Ma si offrivano e preparavano rigidamente, solo, esclusivamente il giorno dei morti, e solo, esclusivamente, dopo la Santa Messa dei Morti. Chiesa strapiena, fredda, non c’era riscaldamento, e poi tutti da Barbieri o da Pisati, o dalla Fina o alla cooperativa del popolo. E Fasulin a volontà, gratis, en bel butiglion de vin lambrosc duls o sec , e per finila in belessa, na bela slepa de strachin. Che sudisfasion. Me ricordi che Curin el mediatur el vuriva en toc de furmac cun i beec eh el ghe curiva a dre cun el pan a catai so. E poi altro giro e poi una partita a briscola cun El siur, perché El vin El cuminciava a fa efet o forse anca en qual grapin .Piatto tradizionale del giorno dei morti e in tutte le osterie e solo nelle osterie veniva fatto, offerto. Era veramente un giorno tra i più attesi. Gratis e de sold che n’ era mia, ma de amicisia tanta però. Stefano ti voglio bene, ciao Fasulin cun li cudeghi o a Cremuna “cun le cudeghe”, piatto delle osterie cremonesi servito il giorno dei morti e due giorni per prepararlo nella Parôla. Grande recipiente di rame..
Una storia, una tradizione che si perpetua, una tradizione delle osterie cremonesi e non altro, cosi tanto per ricordare, che in questo giorno di ricordo dei morti, c’era una tradizione radicata e diffusa di questo piatto “i fasulin cun li cudeghi” che riuniva la comunità dopo le funzioni ecclesiastiche rigidamente fatte il mattino presto. Non c’era ricchezza di portafogli ma c’era una ricchezza di appartenenza ricca di amicizia aiuto comprensione sostegno unione voglia di vivere nella semplicità e com’era allora, accontentarsi del poco ! Quel poco era nell’interno del cuore e nello spirito.e stanno andando a ruba . E sono contento che tanti ristoranti, osterie, bar, gastronomie cremonesi, ritornino al passato, alla tradizione e vanno a riappropriarsi in parte di quello che é loro”.

Così postò via social Mario Barbieri oste, cuoco, enologo, commerciante, ristoratore, calciofilo e opinionista con la passione per il Milan e la Cremonese.

stefano mauri

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