Dialogo competitivo, questo il problema. La decisione di Scrp di ricorrere a questa forma di gara d’appalto per l’aggiudicazione del Servizio di igiene urbana crea qualche difficoltà procedurale. Nessuno discute la scelta di Scrp, supportata da fior di consulenti pagati profumatamente. Per carità, nessuna critica a questa opzione, però una domanda occorre porla dopo le informazioni fornite da uno dei legali durante la Conferenza dei sindaci che si è tenuta lunedì scorso. L’esperto ha riferito che la gara d’appalto con il dialogo competitivo non è rara, ma rarissima, al punto che non esiste giurisprudenza in merito. E’ stata, però, argomento di una tesi di laurea recentemente discussa. Sai che consolazione.
Ora perché Scrp, che per la prima volta affronta un appalto da 150 milioni di euro, che per la prima volta è stazione appaltante per i comuni del Cremasco, che non possiede una struttura adeguata al compito, che ha delegato ad un pool di consulenti l’operazione percorre un sentiero battuto da pochi pionieri? Non sarebbe stato meno impervio incamminarsi su una strada più trafficata e conosciuta e lasciare il piacere dell’esplorazione e dell’avventura ad altri?
Dopo la premessa, il punto.
Per procedere nella gara serve una delibera dei Comuni. Perché è necessario questo atto se gli stessi Comuni, con proprie delibere, hanno assegnato a Scrp la funzione, appunto, di stazione appaltante, chiavi in mano?
La questione è uscita una decina di giorni fa da uno dei consulenti di Scrp durante la conferenza dei sindaci. Il legale ha spiegato che serve un’approvazione della Giunta o del Consiglio comunale, ma allegati secretati.
Sindaci basiti: come secretati? Le delibere sono pubbliche. Si chiede un atto di fede ai consiglieri comunali? Time out di una settimana.
Lunedì scorso la partita riprende. Altra conferenza dei sindaci e altro consulente legale, stessa sostanza. Serve delibera e allegati secretati. Identiche perplessità dei sindaci. Poi la soluzione, un ibrido. Un Ogm. La delibera può essere approvata dalla Giunta o dal Consiglio, allegato pubblico: un riassunto di 2 cartelle delle 70 e passa dell’originale. I consiglieri potranno visionare la ‘Bibbia’ ma non fotocopiarla presso la sede di Scrp, con l’impegno della riservatezza.
Calma e gesso.
Primo, la ‘Bibbia’ dovrebbe essere disponibile per la visione prima della delibera. In caso contrario, il consigliere comunale non potrebbe essere edotto di quanto gli interessa prima del Consiglio comunale. Secondo, se c’è l’obbligo della riservatezza come può il consigliere che ha visionato l’originale porre eventuali domande in Consiglio comunale, che è pubblico? E il sindaco come può rispondere? Il sindaco, quindi è tenuto a leggere le 70 e oltre cartelle. Terzo, il taglio delle 68 e più pagine chi lo decide? Con che criteri? Quarto, è il punto più inquietante: Giunta o Consiglio approvano un estratto superconcentrato e non l’originale. Giusto o sbagliato che sia, ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri comunali, in caso di contestazione della gara, verrebbe chiesto di rispondere dell’originale e non del bigino. Ultimo, ma non ultimo, se qualche segretario comunale, non condividesse la soluzione potrebbe esprimere parere negativo. Che succede? Scrp interpella un altro legale? Allegria, avrebbe detto Mike Bongiorno.
Antonio Grassi