Anche la regione dice che non sa da fare. Il matrimonio con Lodi per l’area vasta è il tema più discusso del momento. L’altra sera si è tenuto un incontro in cui sono stati presentati i dati relativi allo studio di fattibilità e sul perché si potrebbe fare questa cosa. “Il cremasco è un territorio felice con una propria definita specificità”, apre Stefano Zane, dello studio Vitale-Novello-Zane, autore della ricerca sull’area vasta Lodi-Crema.
L’analisi dei dati territoriale che confortano questa cosa ha messo in campo come da tradizione molti numeri. Potete vederlo tutto nel documento dello studio che vi proponiamo, clicca QUI. Iniziamo dal flusso giornaliero di pendolari e studenti. A Milano da Crema ogni giorno ci vanno in 8.985, a Cremona in 762 a Lodi in 1.199. Come territorio siamo cresciuti del 7,2% dal 2004. Un andamento demografico in costante crescita dal 1971 che ci pone come zona più popolosa della provincia: 163.589 all’ultima rilevazione.
Cremasco e lodigiano sono cresciuti molto di più che Cremona e Mantova, sono aree più giovani, anche la popolazione dei comuni piccoli ha avuto una crescita. In sostanza l’area vasta avrebbe una buona vivacità demografica, una popolazione più giovane, una forte attrattiva nei confronti di Milano. I rischi evidenziati sono di diventare periferia dormitorio di Milano, di sfidare il tessuto sociale, di perdere identità e servizi. Gli obiettivi per provarci sono: coesione sociale, abitabilità, integrazione e partecipazione.
Già ma l’economia? Le imprese cremasche sono il 44 per cento delle imprese provinciali, il 2 per cento in più rispetto al 2004. Il settore agricolo è in sofferenza ma i servizi sono cresciuti. Con Lodi condividiamo una struttura economica simile e abbiamo dimostrato di ammortizzare meglio la crisi in atto, mettendo in campo la professionalità soprattutto con la nascita delle mini e micro imprese e avendo un settore manifatturiero forte.
Il 67 per cento del fatturato del cremasco rimane però legato a tre settori storici: industria meccanica, chimica e alimentare. Ovviamente non si poteva non dedicate uno sguardo all’industria della cosmesi. La ricerca mette in evidenza che i dati del lodigiano sono sovrapponibili. Micro imprese, manifattura e industrie principali. Quindi un quadro economico flessibile che assorbe la crisi. I rischi sono quelli della dimensione piccola e della digitalizzazione in ritardo.
Emanuele Mandelli