Quanto sbandierato tuttavia, non è proprio vero visto il palese ripensamento sulla eliminazione delle Province , che nella stessa riforma si evince dalla indicazione di istituire un nuovo ente di area vasta che eserciti, di fatto, le funzioni già esercitate dalle Province. Nulla di preciso viene detto sul mutamento delle circoscrizioni delle attuali Province, futuri nuovi enti di area vasta, né sulle funzioni di questi ambiti, né sui finanziamenti che dovrebbero disporre. Insomma un cambiamento senza una visione d’insieme complessiva che rischia di tradursi in uno contrapposizione di ruoli e di competenze generale.
In questo contesto, non ci rimane che sperare nella Regione Lombardia, affinchè trovi la miglior sintesi possibile tra i compiti da assegnare alle aree vaste (pianificazione urbanistica sovracomunale, gestione dei rifiuti e dell’ambiente, viabilità, trasporti ecc. ) che non possono essere frammentati a livello comunale, né accentrati a livello regionale, ed il futuro assetto del territorio necessariamente da pensare in stretto collegamento con la parallela riorganizzazione dei propri servizi e di quelli decentrati dello Stato.
In altri termini oltre che puntare a far coincidere la maglia amministrativa a quella economica, sociale, infrastrutturale ed ambientale delle nuove vaste aree, alle stesse dovrebbero far capo anche :
- le Aziende sanitarie ed ospedaliere,
- le istituzioni scolastiche, i parchi territoriali,
- gli ambiti territoriali ottimali di erogazione di servizi pubblici (acque, energia, trasporti, rifiuti ),
- le amministrazioni funzionali dipendenti da Ministeri o enti del governo centrale (tribunali, intendenze di finanza, Camere di Commercio, sovrintendenze ai beni culturali e così via)
Nel confronto avviato con la Regione pertanto, è indispensabile che il nostro attuale ambito provinciale, si presenti in modo coordinato tra i soggetti istituzionali locali, riconoscente e valorizzante le oggettive ed articolate sensibilità territoriali esistenti. In questo contesto, senza alcuna velleità, ma con analisi e ricognizioni oggettive, il Cremasco può e deve legittimamente porre sul tavolo le proprie aspettative e quindi, a mio avviso, chiedere :
- il riconoscimento della nostra zona come area omogenea, ai sensi dell’art 9 del vigente Statuto della Provincia Cremona , non chiusa entro il perimetro attuale, ma tesa ad una dimensione sovra-provinciale, aggregante altre comunità limitrofe.
- il sostegno dei Presidenti delle Province di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona, già sottoscrittori di un protocollo sulla gestione unitaria di diversi servizi a favore dei cittadini e delle imprese, al riconoscimento di un’ area omogenea comprendente il territorio cremasco, i comuni bergamaschi e quelli lodigiani posti lungo il fiume Serio e Adda, ovvero interessati dalle stesse vie di comunicazione,
- l’inserimento del nostro territorio entro i confini della nuova area vasta bergamasca, in alternativa a quella ipotizzata dall’accorpamento tra Cremona-Mantova, mancante di ogni ragione geografica, storica, culturale, sociale ed economica, nonché all’ipotesi di far parte della città metropolitana di Milano.
Sull’argomento è tempo di proposte definite, di partecipare più decisamente alla costruzione del nostro futuro anziché passivamente attendere che altri decidano per noi, a tavolino, davanti ad una carta geografica. Per quanto appena accennato credo sia giunto il tempo anche di ascoltare l’orientamento dei cittadini cremaschi, finora scarsamente coinvolti sul tema e sulle variegate prospettive. A chi ha le maggiori responsabilità politiche ed amministrative nel riordino degli assetti in corso, suggerisco pertanto di non ignorare ulteriormente il parere del territorio, facilmente acquisibile anche tramite una organizzata, semplice ed economica consultazione on-line nei siti comunali e/o delle associazioni di categoria.
Virginio Venturelli (ex sindaco di Madignano)