Aria di libertà al bel concerto jazz del giovane Francesco Orio, venerdì , presso la Sala Bottesini del Folcioni.  L’artista è cremonese, ma vive a Crema, dove ha studiato con i maestri Enrico Tansini e Mario Piacentini. Bella formazione, dunque, fondata su basi legate al classico e indirizzata, poi, al mondo del Jazz. Un pubblico giovane, attento e qualificato è accorso al richiamo del nome di Francesco, già noto in zona per i suoi meirit: una buona preparazione, una tecnica formidabile, una notevole disinvoltura, un gesto elegante e senza pose, grande capacità espressiva e personalità da vendere.
Ma va sottolineato anche un particolare in più, ossia l’abilità nello stabilire immediatanente un rapporto cordiale con chi ascolta, fatto di brevi commenti, di sguardi, di espressioni di chiara simpatia verso la platea. Ma soprattutto il raro e affascinante dono della semplicità. Guarda il pianoforte come un torero affronta il rivale nell’arena, misurandone con esattezza ila pericolosità e stabilendo subito chi ne uscirà vincente.
Poi l’attacco, netto, deciso, calcolato, fantasioso e fantastico nell’esito.  Si resta attanagliati fin dalle prime note per come lancia il tema , stacca con una pausa, poi parte con le improvvisazioni, sorprendenti, nuove, abbaglianti, ricche di sorprese e, alla fine, conclude dando l’impressione di stupirsi un po’ acnhe lui, come ci meravigliamo noi, che l’ abbiamo seguito attoniti. Francesco ha eseguito alcuni brani molto articolati, belli, intriganti esprimendo un senso di profonda, convinta libertà nelle scelte delle variazioni, lontane da schemi rigidi obsoleti, dogmatici e questo ha regalato grande respiro alla splendida performance. Che abbiamo davvero molto, molto, molto gradito, Applausi travolgenti e un bis generoso.
Eva Mai
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