Ieri l’onorevole Franco Bordo ha pubblicato un lungo commento a latere della discussione nata attorno al post sulla paternità di Vendola. Lo proponiamo integralmente.
Quanto turba un tweet che augura felicità. Felicità per un bambino e per due genitori. Il mio tweet dice solo questo, non esprime giudizi. Volete sapere se ho certezze? No, non ne ho. Ho dubbi, domande, ma anche tanta disponibilità d’ascolto. Io vedo tante “certezze” nella nostra società che sono interpretate da una parte del mondo politico che mi sembrano, lo dico così semplicemente, più cattiverie che altro. Mi riferisco al recente dibattito sulle stepchild, ad una legge retrograda sulla fecondazione assistita, alle norme sulle adozioni… A proposito, tutti voi sapete che ci sono coppie etero che, pur nei confini delle leggi, tirano fuori soldi per adottare un bambino all’estero, vero? O facciamo finta di non saperlo? Ma tornado al tema, le certezze, vedo che anche altri, anzi altre hanno voglia di riflettere, capire. A Roma è in corso un incontro dal titolo “Gestazione per altre/i. Soggettività femminile negli scenari della globalizzazione.” con Caterina Botti, “Riproduzione, soggettività e relazioni” e Grazia Zuffa, “Guardare il mondo con i nostri occhi”. La Botti scrive: “Se dunque proviamo a dare una norma fissa che definisca, per esempio, il “modo umano” di fare figli, per quanto ampia questa norma ci possa sembrare, per quanto antica e autorevole essa ci possa apparire (o, al contrario, nuova e progressista), corriamo sempre il rischio che essa risulti violenta e condanni determinate esperienze all’invisibilità, o viceversa che tale norma venga smentita nei fatti o contestata proprio sulla base dell’esperienza di altri che finalmente guadagna visibilità.” E la Zuffa: “Nel caso della maternità di sostituzione, può essere difficile parlare di autonomia in presenza di rapporti di denaro/potere spesso così svantaggiosi per molte donne. La difesa delle donne dallo sfruttamento è l’argomento principe di chi propone la proibizione. Ma va ricordato che questa si colloca in una tradizione patriarcale in cui il corpo femminile è stato oggetto di normazione e divieti feroci, a iniziare da quello d’aborto. Ed è difficile che la libertà femminile possa avanzare fra prescrizioni e controlli. Per non dire che appare paradossale difendere l’opera di “corpo e di mente” della gravidanza, separandola dalla soggettività delle donne stesse.” Ecco sono riflessioni, non facili giudizi. Forse avremmo tutte e tutti bisogno di qualche riflessione, anche prima di accodarci alle volgarità che non ci appartengono, tipo il cagnetto e il bambino.