È risaputo che i nuovi linguaggi introdotti dall’informatica e dalle sue relative applicazioni risulta ostico a chi, pur affascinato da tali e tante potenzialità, stenta a comprenderne il lessico e l’infinità di neologismi. Mi riferisco in particolare a chi, come me, è ormai in perenne conflitto con i dati anagrafici e inoltre non conosce la lingua inglese. Ebbene, mi sono imbattuto nel seguente titolo giornalistico: « Non solo Bitcoin: da Dogecoin a Sexcoin, è boom per le monete digitali “criptate”». Di che cazzo sta parlando? Meticoloso come sono, al posto di mandare a cagare tutti quanti, leggo anche il sommario che correda il titolo: «Sul mercato dell’economia digitale, cresce il numero di valute virtuali nate sfruttando la popolarità e il codice sorgente del loro fratello maggiore, dalla filosofia rigorosamente open source. E si parla già di criptomania» (il corsivo è mio). Al posto di capirne qualcosa in più, sono rimasto lì come un pirla. Mi è venuta l’orticaria e tanta nostalgia: rivoglio il Monopoli.

P.Odalico

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