Arriva un momento in cui i numeri non sono più segni destinati a definire una quantità, sia essa relativa al peso corporeo tradotto in allucinanti chilogrammi oppure in velocità applicata a un qualsiasi mezzo di locomozione, altrettanto impressionanti. Arriva un momento in cui ogni singolo numero viene suddiviso in relazione all’implacabilità del fottuto calendario gregoriano e all’utilità che ancora se ne potrebbe ricavare. E sono cazzi acidi, perché il numero uno della vita (qualunque essa sia) corrisponde comunque a trecentosessantacinque giorni, dodici mesi che variano da ventotto a trentuno giorni (tralasciamo di proposito il 29 febbraio perché rompe i coglioni), ogni giorno ventiquattro ore, ogni ora sessanta minuti, ogni minuto sessanta secondi… Partendo dal numero uno per arrivare fino alla laurea e al praticantato, un sacco di tempo perso. Camminava veloce verso Wall Street facendo qualche contici-no, quando venne fermato da uno sbarbatello neppure tanto ben messo: “Mi scusi signore, verrei parlarle.” “Giovanotto, non ho tempo da perdere.” “Capisco, però…” “Però cosa?! Ma si rendo conto che io vivo da 816 mesi, che vogliono dire 297.840 giorni, 428.889.600 ore, 25.733.376.000 minuti e ben 1.544.002.560.000 secondi! Il tempo è denaro!” “Vorrei chiederle la mano di sua figlia…” “Oh bella, da quando ho una figlia?”
P.Odalico