“All’Inter ad inizio stagione non partivo mai nell’undici titolare ma non mi abbattevo, lavoravo sodo e riuscivo a collezionare tante presenze da titolare. Non sono stato un campione, ma la mia è stata una carriera ricca di soddisfazioni”… Eh già, come ha raccontato al blog “Storie di calcio”, Renato Cappellini da Soncino, ecco è entrato in punta di piedi “pianeta professionistico del calcio” ed altrettanto in punta di piedi ne è uscito. Quattro stagioni nell’Inter, un anno al Genoa ed uno a Varese, cinque campionati con la Roma, uno con la maglia della Fiorentina, due a Como, per terminare la lunga “cavalcata” nel Chiasso, in Svizzera. Centravanti di quantità, rapido e potente fisicamente: Cappellini, classe ’43, nato a Soncino, ha avuto una carriera invidiabile (l’esordio in serie A con l’Inter il 9 settembre 1963 a soli 19 anni). Nel suo palmares ci sono uno scudetto vinto nel 1966 con la maglia nerazzurra, una coppa Intercontinentale, due presenze e un gol in nazionale.

Dal campo dell’oratorio soncinese al comunale di Codogno, per approdare sui grandi palcoscenici di San Siro e dell’Olimpico. Un salto da non crederci.
Primi calci. “Ho iniziato a dare calci al pallone nella squadra Csi del mio paese. Un ragazzo di Soncino, che giocava nel Codogno, mi ha poi portato a giocare ad un torneo notturno, segnalandomi al suo presidente. Sono riuscito a fare una bella impressione e quindi sono passato a giocare in terra lodigiana, negli Juniores. Ad osservare le nostre partite veniva Meazza che mi notò e poi mi portò all’Inter. Il sodalizio interista organizzò un’amichevole tra la nostra squadra juniores e quella nerazzurra, a San Siro, prima di Inter-Santos, davanti a sessantamila spettatori. Un provino che mi lasciò senza parole, un’emozione unica. Vincemmo 2 a 0 con due mie reti, poi, dalla domenica successiva, sono passato all’Inter. Ma non volevo farmi illusioni, amavo giocare a pallone, ma prima di tutto c’era il lavoro, anche perchè, se non sfondi, di solo calcio non puoi vivere. Lavoravo in un’officina meccanica e due pomeriggi alla settimana, chiedendo permessi vari, andavo a Milano ad allenarmi con la Juniores nerazzurra. Ero un giocatore rapido, potente fisicamente, buon colpitore di testa. Ero un rapinatore d’area. Esordii in serie A in Inter-Mantova, a San Siro, nel settembre del 1963. Primi minuti di sbandamento dovuto all’emozione, poi ho preso coraggio ed è andata bene. Purtroppo però la prima stagione non è stata fortunata: mi sono infortunato e sono rimasto fermo per quattro mesi. L’anno dopo fui dato in prestito al Genoa per tornare in nerazzurro la stagione successiva”. E’ stato il bello del calcio giocato Cappellini, purtroppo, non per colpe sue, non è riuscito a sfondare come allenatore, ma è un grandissimo calciofilo. E nei giorni scorsi, il signor Renato è tornato a Como, per un pranzo – ritrovo, coi suoi ex compagni del club lariano.

stefano mauri

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