Casale Cremasco – Anticipata di un giorno, si è tenuta oggi (domenica) la cerimonia per celebrare la ricorrenza del 4 novembre.

Seguendo uno schema collaudato, il parroco don Giambattista Scura ha celebrato la messa nella piazza del comune, poi il sindaco Antonio Grassi ha tenuto un breve discorso.  Infine sono state depositate due corone d’alloro: una dal sindaco al monumento dei caduti a Casale, l’altra dal suo vice Antonio Rovida a quello di Vidolasco.

Alla cerimonia ha presenziato un pubblico numeroso e attento. Tanti i bambini.

Dopo avere ringraziato il parroco e l’alpino Valentino Cattaneo, che presenzia ad ogni cerimonia pubblica del Comune al fianco del gonfalone, il sindaco ha ricordato che il 4 novembre è dedicato alle Forze Armate e all’Unità Nazionale. Ha sottolineato che il 4 novembre 1918 si concludeva una guerra durata quattro anni e costata all’Italia 650 mila morti. Da qui Grassi è partito per porre il problema della pace.

«Viviamo – ha detto – in un mondo senza pace, ma soprattutto dove la ricerca della pace non è prioritaria. Si parla molto di pace, ma coloro che con convinzione, insistenza, direi testardaggine, la sollecitano assomigliano molto alla figura dell’evangelica voce che grida nel deserto».

«Per ottenere la pace – ha proseguito il sindaco – serve cambiare il mondo e non è poca cosa. Perché per cambiare il mondo è indispensabile prima cambiare noi stessi.  Occorre disponibilità all’ascolto, al dialogo ed essere pronti ad abbandonare i pregiudizi.  Occorre l’umiltà di non criticare per partito preso e senza le opportune conoscenze. La pace si conquista con la fatica e senza condizioni. La pace non è ideologica».

Poi il sindaco ha sottolineato: «In guerra non esistono buoni e cattivi.  Non si possono distinguere guerre giuste o ingiuste.  Non ci sono guerre di religione. Non ci sono guerre sante. Non ci sono guerre di destra o di sinistra. C’è la guerra. Punto».

«La guerra, qualsiasi guerra non trova giustificazioni. Dopo una guerra non ci sono vincitori. Dopo una guerra ci sono morti da piangere, orfani da crescere, famiglie da riscostruire.  Dopo una guerra ci sono distruzioni e macerie. Desolazione. Ci sono rancori, recriminazioni, rabbia. Ci sono desideri di vendetta, pronti a esplodere e a innescare un nuovo conflitto».

Grassi ha precisato che l’articolo 11 della Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra e che il suo esercito può essere impiegato in missioni di pace.  Ha informato che l’Italia è  il primo fornitore, in termini di personale militare e di polizia altamente qualificato, tra i Paesi occidentali e dell’Unione Europea nelle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite.  È il settimo contributore al bilancio del peacekeeping ONU.  Con circa 1.100 militari, il nostro paese svolge un ruolo particolarmente rilevante nella missione UNIFIL, dispiegata nel Sud del Libano. «Un avamposto che, poche settimane fa, non è stato risparmiato dalla furia della guerra».

Il sindaco ha concluso: «Ricordo che la pace si conquista giorno per giorno.  Che è sacrifici. Che è umiltà. La pace è il bene comune più grande. Senza la pace c’è ingiustizia. Dolore. C’è il baratro».

 

 

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