Più che una professione, fare il politico dovrebbe essere una missione, o meglio una vocazione. Diciamo la verità, anzi diciamocela, così mi ci metto in mezzo pure io, che in fondo qualche volta un pensierino indecente di darci alla politica, perché pratica abbastanza remunerata, magari entrando da qualche porta di servizio socchiusa (c’è chi accetta di presiedere commissioni o fondazioni, senza passare dalla passerella elettorale, perché sogna di diventare poi assessore), beh l’abbiamo fatto tutti, quando invece, iscriversi ad un partito dovrebbe essere il culmine di un percorso complesso, articolato, qualificato e costruttivo.

Insomma per dirla tutta, fermo restando che stiamo generalizzando (e banalizzando) il tutto per non farne una questione di destra, sinistra o centro, più che di casting e master, i partiti avrebbero bisogno di formazione vera, preparazione, passione e scuola da marciapiede, in modo da capire le reali esigenze della gente comune. Dulcis in fundo, speriamo che chi di dovere faccia alla svelta una bella legge elettorale e funzionale: perché prima di fare politica istituzionale sarebbe buona cosa farsi eleggere.

Stefano Mauri

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