«La Corte Costituzionale ha bocciato i criteri con i quali sono stati distribuiti nel 2013 circa 2,2 miliardi di tagli ai Comuni, laddove stabiliva che il riparto dei tagli spettava al Ministero dell’Interno, attraverso un decreto di natura non regolamentare, e “in proporzione alla media delle spese sostenute per consumi intermedi nel triennio 2010-2012”, cioè il Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici»: così Franco Bordo, Deputato di Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista. «Secondo i giudici costituzionali “il mancato coinvolgimento della Conferenza Stato-Città e autonomie locali nella fase di determinazione delle riduzioni addossate a ciascun Comune”, unita “alla mancanza di un termine per l’adozione del decreto ministeriale”, comporta la violazione degli articoli 3, 97 e 119 della Costituzione».
«La Consulta, nella sentenza, spiega: “Nessun dubbio che le politiche statali di riduzione delle spese pubbliche possano incidere anche sull’autonomia finanziaria degli enti territoriali; tuttavia, tale incidenza deve, in linea di massima, essere mitigata attraverso la garanzia del loro coinvolgimento nella fase di distribuzione del sacrificio”. In particolare la Consulta punta il dito contro la scelta di quantificare i tagli in base ai costi intermedi delle amministrazioni», prosegue il Deputato.
«Il Comune cremasco di Chieve, in provincia di Cremona, ha depositato in data 3 marzo 2017 diffida al Ministero dell’Interno, al fine di ricevere un rimborso di 79.337,56 euro per le entrate erariali decurtate per l’anno 2013», conclude Franco Bordo. «Le Amministrazioni Comunali versano in gravi difficoltà economiche: sono costrette a operare tagli e riduzioni di rilievo sui servizi alla cittadinanza. Con quali modalità e in quali tempi il Ministero intende predisporre il rimborso al Comune di Chieve della cifra che la Corte Costituzionale ritiene, come da sentenza, illegittimamente trattenuta nelle casse dello Stato?».