Come Comitato Cremasco per la Pace rivolgendoci all’assessore alla cultura e agli organizzatori della mostra sulla guerra 15 – 18 esposta nei i locali della proloco presso il palazzo comunale di Crema con l’intento di evidenziare alcune considerazioni critiche , che , forse erroneamente , ci sembrano emergere , a discapito delle reali intenzioni degli organizzatori .
Il contesto degli avvenimenti , a cui fanno riferimento i materiali esposti, crediamo sia sempre opportuno richiamarlo ; come vissuto dalle popolazioni coinvolte , richiamiamo sinteticamente i numeri che gia’ dicono molto : – 1.240.000 morti italiani ( 651.000 militari e 589.000 civili ) ; 1.567.000 austroungarici ( 1.100.000 militari e 467.000 civili ) ; 37.000.000 di vittime complessive ( 17.000.000 di morti e 20.000.000 feriti e mutilati ) migliaia di donne stuprate vecchi e bambini uccisi da entrambe le parti , dai militari ; di queste donne , 735 hanno affrontato coraggiosamente la denuncia alla regia commissione di inchiesta per fatti accaduti nel solo veneto e Friuli .
Il contesto territoriale del conflitto mondiale e le decisioni assunte al termine di questa guerra ( per quanto consegue a Balcani , colonie d’africa ed impero ottomano ) sono all’origine dei conflitti tuttora in corso ; ne ricordiamo i più importanti : Siria / Iraq : 210.000 morti e 3.700.000 profughi ; Israele e Palestina , Afghanistan , Ucraina , Libia , Nigeria , Somalia , Yemen , Sud Sudan.
Ritornando alla memoria del nostro paese , sarebbe opportuno ricordare le fucilazioni di massa di decine di migliaia di soldati contadini che il regio esercito al comando del generale Cadorna ha inflitto , senza pari per numero e atrocità con gli altri eserciti belligeranti .
Sulle sofferenze dei nostri militi ricordiamo le lettere pubblicate da Adolfo Amodeo e di Leo Spitzer , oltre allo splendido film di Ermanno Olmi recentemente proiettato. Proprio per questa premessa, crediamo che le immagini esposte dei giornali dell’epoca con le loro didascalie interventiste , quando non ” giocose ” , a corredo degli oggetti esposti , perpetuino questa azione diseducativa verso le nuove generazioni e deformante degli avvenimenti e delle sofferenze vissute.
I reperti ed i documenti sono tali e come tali è dovuto esporli e renderli visibili ma questi rimandano , si relazionano a uomini, persone , sofferenze , ingiustizie , sopraffazioni e all’uso della guerra che si ripete ,per risolvere conflitti che dovrebbero vedere altre culture , altri mezzi e modalita’ .
In conclusione , quelli esposti non sono solo oggetti e prodotti di tecnica ed estetica ma acquistano una significatività simbolica ; per questo ne suggeriamo una loro contestualizzazione relazionata ai fattori umani più significativi , da tenere perennemente presenti , al fine di non ripeterne gli immani errori che solo pochi anni dopo abbiamo rifatto nelle guerre coloniali e nel secondo conflitto mondiale
Non e’ nostra intenzione contestare una ricerca sulla iconografia dell’epoca e sulla complessità che vi sottintende , di personaggi, storie, ed in particolare l’esposizione di reperti della croce rossa , come crediamo sia utile ricostruire gli avvenimenti , le culture e i ruoli svolti dai cremaschi del tempo, un tempo mai interrotto che continua oggi . Conoscere criticamente il passato e’ indispensabile per meglio comprendere la situazione attuale e le sue possibili prospettive.
Roberto Ripamonti
membro del "Comitato Cremasco per la Pace